Rinascere
NONNI E BAMBINI
la tenerezza è la gioia del vecchio
di Arturo Paoli
Noi toscani quando pensiamo al vecchio pensiamo soprattutto al nonno. […] Il nonno dovrebbe essere quello che investe la sessualità nella tenerezza e ama i suoi figli nuovi, i suoi figli bambini gratuitamente. Questa è una funzione importante, non per sottrarre i bambini ai genitori – anche se qualche volta succede e allora i figli crescono viziati – ma per investire su di loro una tenerezza liberata dalle angosce, diversa dall’amore dei genitori. L’amore dei genitori è un amore comprensibilmente pesante, perché la nascita di un figlio carica la coppia di responsabilità: se è una coppia cosciente si proietta sulla vita futura del bambino e si chiede che sarà di lui, «come facciamo a crescerlo, come facciamo a costruire un avvenire per lui?». Ma, in altre situazioni, il bambino raccoglie anche i conflitti che oggi sono molto frequenti nella coppia, troppo frequenti, e sono dovuti al fatto che non esiste lo spazio dell’amore, perché è stato occupato dal consumismo, dai desideri, dalle voglie, dai bisogni. […] A questo si aggiunge che la coppia non nasce più dopo una stagione di amore, di sogno, la stagione romantica. Così si spiega l’angoscia che molte volte porta alla separazione le cui conseguenze finiscono sui bambini. Il nonno dovrebbe essere quello che ha trovato, se ci è riuscito, la serenità e l’affetto gratuito. Il nonno e la nonna non hanno la responsabilità del futuro, amano questa creatura disinteressatamente, e quindi dovrebbero essere quelli che rasserenano, fanno dell’esistenza del bambino un’esistenza coraggiosa, perché gli offrono un amore sereno, senza angosce. Però bisogna che il nonno sia una persona liberata.
[…]
Una vecchiaia serena, bella, musicale è un dono o è una conquista? Direi l’una e l’altra cosa. Ci sono tante vecchiaie tragiche, consumate nella tristezza profonda, in un’amarezza che pesa sugli altri, in un’aggressività tipica della persona che teme la morte che si avvicina. Questa è una patologia del vecchio, che diciamo “rimbambito” cioè “tornato bambino”. È una cosa molto vera, ma patologica, perché il rimbambito è il vecchio che non sa più ragionare, ha perduto la logica e quindi dice cose ridicole, oscene qualche volta, perché tutti i desideri repressi vengono fuori. Il vecchio rimbambito non è certamente una persona modello, ma voglio soffermarmi su questa parola perché in un certo senso il vecchio “deve” tornare bambino. Gesù ha detto: «Se non diventerete come bambini, non avrete il regno dei cieli». Che cosa vuol dire diventare bambini?
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