Questo quaderno dedicato all’“Essere figli” è stato pensato come lo sviluppo della riflessione iniziata con il quaderno di dicembre dedicato a “Il padre”. Il pensiero che voglio trasmettervi ora si collega però al tema affrontato nell’inserto di psicologia e spiritualità del quaderno di novembre: “Ripensare la Provvidenza”. In che senso? Dio non controlla la storia, non la determina, non la dirige, ma è presente attraverso l’opera di coloro, che in suo nome, esprimono fattivamente amore verso se stessi e verso tutti. Sono i suoi “figli – provvidenza” a rendere presente nel mondo, attraverso il loro amore, l’Amore del Padre. La coscienza di questo e la sua interiorizzazione fanno nascere il bisogno di ripensarci come figli, assumendo tutta la responsabilità che questo comporta.
È immancabile il senso di inadeguatezza che si prova nel sentire di essere veramente “figli di Dio”, portatori del suo amore. Nasce anche un senso di smarrimento per essere associati alla missione di Cristo, di “incarnare” Dio nel nostro “nulla”. Tutta la tensione di una intera esistenza non basta, non è sufficiente per realizzare questo ideale. I teologi dicono che solo dopo la morte diventeremo totalmente e pienamente figli di Dio. Intanto abbiamo l’impegno, ripetendo quotidianamente il “Padre nostro”, di crescere nella consapevolezza e nella responsabilità della grandezza a cui, venendo al mondo, siamo stati chiamati.
don Mario