Per i frequentatori dei nostri incontri il termine “interrompere” è abbastanza familiare. Porto un esempio per spiegare che cosa intendiamo con esso. Tutte le volte che vado in Brasile e salgo in aereo, le dodici ore di viaggio sono per me una grande occasione di riposo e di riflessione: non può suonare il cellulare, non ci sono scadenze immediate da adempiere, sono in procinto di entrare in una realtà totalmente diversa. Sono i momenti migliori che accompagnano la mia esperienza, all’andata per prepararmi a viverla, al ritorno per riflettere. In una parola, faccio esperienza dell’inter-rompere. Con questo termine vogliamo esprimere la consapevolezza che, tra un impegno e l’altro, è importante concederci uno spazio di interruzione. Infatti, nonostante le mille invenzioni tecnologiche (telefonino, treni veloci, internet) che dovrebbero farci risparmiare molto tempo, siamo tutti stretti in una gabbia di impegni che non ci lascia respiro. Soprattutto in questo periodo di crisi, scoprire una modalità iversa di gestione del tempo potrebbe essere una grande opportunità. Qualche volta siamo costretti a sperimentarla quando, per una malattia o per la morte di una persona cara, siamo obbligati a fermarci. Le cose che facevamo abitualmente e ciò che si muoveva intorno a noi assumono un sapore e un colore diverso, consentendoci una maggiore consapevolezza del modo in cui usiamo il nostro tempo e la possibilità di scegliere uno stile di vita nuovo.
Inter-rompere significa scegliere il tempo dell’esperienza e del sentire piuttosto che del fare. Significa concederci di stare con le persone che amiamo di più, stare insieme magari senza parlare, vivere la sensazione di serenità che ci trasmettono le persone che ci accolgono per quello che siamo, con cui possiamo condividere i pensieri e le emozioni così come vengono, con cui possiamo pensare e sognare il futuro, con cui possiamo parlare di quello che si è vissuto. Tutto questo fa parte dell’esperienza dell’inter-rompere. L’inter-rompere è anche un tempo che ci permette di riflettere ed elaborare ciò che abbiamo vissuto, e che ci prepara a vivere quello che ci aspetta. Nella pratica può avere la lunghezza e la frequenza che noi gli attribuiamo, può avere la durata di qualche minuto che per abitudine dedichiamo ad esso prima di iniziare la giornata o una nuova attività, può essere uno spazio che ci diamo durante la pausa del pranzo o può chiudere la giornata. Può essere uno spazio programmato nella settimana o nel mese, una volta li chiamavamo ritiri mensili, dove possiamo riprendere in mano il vissuto e fare un bilancio riservando un tempo anche all’ascolto delle nostre emozioni che sono lì per dirci molte cose.
L’augurio che faccio a tutti voi è di poter trascorrere un tempo di vacanze che siano veramente una interruzione. Spero di incontrarvi alle nostre iniziative per vivere insieme questa esperienza.
don Mario