Sin da bambini abbiamo imparato a recitare la preghiera del Padre nostro insegnata da Gesù ai suoi discepoli. Ne abbiamo parlato durante il convegno di gennaio “Padre nostro che sei in terra”. Come fare scendere Dio dal cielo e incontrarlo nella nostra quotidianità? L’orizzonte che ci avvolge, soprattutto in questo momento storico ed economico, è fatto di tanta sofferenza, di tanta ingiustizia e talvolta anche di disperazione. Come può occuparsi Dio del nostro pane, del nostro male, della nostra incapacità di perdonare e delle numerose tentazioni a prevaricare sul bene dei nostri fratelli?
Come è difficile introdurre nella mentalità comune che Dio può operare sulla terra soltanto attraverso gli uomini e soprattutto attraverso coloro che si professano e si dichiarano suoi figli. Solo la nostra fede può rendere presente Dio in mezzo agli uomini. Tutti sperimentiamo quotidianamente quanta incredulità attraversi le nostre comunità. Non penso all’incertezza e al dubbio che arricchisce ogni buona fede, ma all’utilizzo più o meno inconsapevole delle immagini di Dio per sentirci rassicurati, per deresponsabilizzarci dall’impegno personale di cambiare il mondo. Come è difficile sostituire dentro di noi un’immagine di Dio che magicamente deve risolvere i nostri problemi, con la presa di coscienza personale che a noi è stato affidato il compito di trasformare il mondo. Quando dico “mondo” penso alle nostre realtà quotidiane, alle nostre comunità fatte da un piccolo gruppo di persone con il quale entriamo in contatto quotidianamente e viviamo la nostra avventura umana.
Tutti noi abbiamo nel nostro cuore una piccola fiammella che è la nostra fede. Spesso però ci dimentichiamo di lei o pensiamo non ci sia, perché crediamo che fede sia soltanto pensare o ammettere l’esistenza di Dio. Ma fede, come il termine stesso esprime, è fiducia e abbandono fiducioso al Bene che esiste, ci avvolge, ci accompagna e sostiene, qualunque sia il nostro credo o il nostro comportamento religioso. Questa fede ogni giorno va alimentata. Come ci occupiamo di nutrire il nostro corpo, di arricchire la nostra mente, così dovremmo riservare parte del nostro tempo per fare crescere e rinvigorire questa piccola fiammella, fino a farla diventare un grande fuoco che riscalda e illumina la nostra vita e quella dei nostri fratelli.
don Mario