Dopo un lungo percorso di passione per la Vita e per gli altri Raimon Panikkar ha concluso la sua lunga esistenza. Eravamo al convegno di Trevi quando abbiamo appreso la notizia e un sentimento di commozione ha pervaso la sala in cui eravamo riuniti. Pochi giorni prima ci aveva lasciati anche Nonna Maria, dopo avere, anche lei, vissuto e donato molto alla Vita e agli altri.
C’è un brano che Panikkar amava citare a chi lo interrogava sul senso della morte. “C’è una metafora quasi universale, che ho trovato nella letteratura persiana, in quella spagnola e in tante altre culture. Noi siamo gocce d’acqua, ognuno di noi è una goccia d’acqua. Quest’acqua ad un certo momento o evapora nel nulla o cade nel mare, che rappresenta per i credenti la Divinità. Quando noi moriamo cosa capita alla mia goccia d’acqua? Dipende da chi sono io: la goccia d’acqua o l’acqua della goccia? Se sono la goccia d’acqua, la goccia d’acqua sparisce, muore. Se durante la mia vita ho superato il mio individualismo, il mio egoismo e mi sono scoperto acqua e non soltanto goccia, non mi capita niente, anzi divento più acqua, non muoio. È così semplice che ogni persona può capirlo. Il nostro lavoro consiste nello scoprirci acqua e non accontentarci di essere soltanto goccia. È la tensione superficiale che fa la goccia, e la nostra sostanza che fa l’acqua. Abbiamo tutti la possibilità di scoprirci acqua e in questo modo non aver paura”.
In questo quaderno cerchiamo di farvi gustare qualcosa dell’ultimo convegno di Trevi: parole, atmosfera, incontri, poesia, musica, bambini.. E proprio sul tema del convegno, Parola che cura, parola che salva, parole per amare, vi propongo ancora una citazione di Panikkar. “Non si conosce praticamente nessuna parola originale del Cristo, e San Tommaso adduce a tre motivi per i quali Cristo non ha lasciato niente di scritto. Primo, perché il vero Maestro – e cita Socrate e Pitagora – non scrive su pergamena, ma nel cuore dei suoi discepoli; secondo, perché se avesse lasciato qualcosa di scritto saremmo diventati tutti cristiani fondamentalisti, per la tentazione di fissarci sulla parola del Maestro; terzo, perché ha tale fiducia in ciò che Lui ha comunicato con la parola, che adesso il compito dei discepoli è di ritrasmetterla come loro la capiscono e la interpretano”. Buona lettura e un caro saluto.
don Mario