accettare la caducità e l’incompiutezza delle cose
Il tentativo di distillare la saggezza del mondo invisibile e deliziosamente asimmetrico, che danza dietro al velo, è divenuto possibile solo dopo avere abbracciato gli inevitabili disordine, discordia e disfunzione che si nascondono in tutto quello che vedo, sento, penso, avverto, tocco, faccio e dico. Dopo avere visto e accettato tutto ciò, la sconvolgente complessità ha lasciato il posto a una profonda semplicità e mi ha permesso di capire che il Wabi Sabi è davvero lo spirito del cambiamento, il tempo che passa, il riconoscimento, l’apprezzamento e l’accettazione della natura transitoria e provvisoria di tutte le cose presenti nel ciclo della vita». Così scrive oliver Luke Delorie nell’Introduzione alla sua opera “Wabi Sabi Trova la bellezza nell’imperfezione” (edizioni Armenia), con la quale invita ad abbracciare il cambiamento come frutto del tempo che passa, a riconoscere e ad apprezzare ogni cosa accettandone la natura transitoria.
Come possiamo tentare di definire l’indefinibile Wabi Sabi? Possiamo iniziare col dire che è un concetto zen che richiama la capacità di vedere la bellezza nell’imperfezione. esso insegna ad esercitare il distacco dall’idea di perfezione assoluta, per riscoprire la bellezza di una creazione intuitiva e spontanea, forse incompleta ma ricca di originalità.
L’origine etimologica della parola Wabi si riferisce alla frugalità e alla moderazione che contrastano l’ostentazione e il lusso; più precisamente, è l’opposto della stravaganza e dello spreco. mentre la parola Sabi si riferisce alla serenità e alla tranquillità che derivano dall’età o dalla maturità intellettuale. Il Wabi Sabi trae dalla natura le sue tre lezioni fondamentali: nulla è perfetto – nulla è permanente – nulla è completo. Secondo questa filosofia di vita, la bellezza è intimamente intrecciata con l’imperfezione e la caducità delle cose, è l’arte dell’armonia e del benessere nell’imperfezione, è la capacità di trovare la bellezza anche nelle cose semplici. Wabi Sabi è, in breve, l’accettazione del non convenzionale. «A una prima occhiata, le muffe e la terra sono sgradevoli, persino ripugnanti. Quando ci scontriamo con la vita e tutte le sue brutture difficilmente ne restiamo affascinati; è difficile riuscire a vedere la bellezza in ciò che appare ripugnante. Eppure, focalizzandosi sulle funzioni essenziali di una persona, di un luogo di una cosa se ne rivelerà sicuramente la natura intrinseca e il vero valore. ogni giorno ci viene offerta la possibilità di lanciare un’occhiata alla bellezza peculiare delle cose. Perciò, la prossima volta che proverai repulsione o disgusto, limitati a guardare meglio», scrive Delorie.
Evidentemente il Wabi Sabi non si riferisce solo a fattori esterni, ma anche a concetti profondi e interiori come l’umiltà, la semplicità, la solitudine e persino l’abbandono. Definisce un modo di vivere in pace con se stessi e con l’ambiente, a partire dalla semplicità del quotidiano.
Il nesso indissolubile tra spirito e materia mette in relazione il concetto del Wabi Sabi con la tecnica giapponese del Kintsukuroi, che consiste nella riparazione degli oggetti unendone i pezzi con l’oro. In questo modo li si rende non solo più preziosi, ma anche più resistenti.
Analogamente, ad una persona che ha subito una ferita profonda o un affronto così grande da portare alla disintegrazione dell’Io, la filosofia del Kintsukuroi insegna che le avversità possono essere un’occasione per diventare persone più forti e più belle. Le cicatrici delle avversità diventano un modo per ricordare che, nonostante la sofferenza e la sfortuna, l’individuo ha la capacità di rinnovarsi in maniera integrale. Trovare la via d’uscita in ogni avversità della vita e recuperare la pace con se stessi e con gli altri sono capacità eccezionali dell’essere umano. Così come riconoscere che i limiti esistono finché si crede in essi o che per ottenere ciò che sembrava impossibile è necessario semplicemente lavorarci ogni giorno. e la capacità di non farsi sopraffare dai problemi stabilendo obiettivi chiari e credendo nelle proprie forze e nella loro realizzazione nonostante le difficoltà.
Infine, riconoscere di vivere in un mondo caotico, finito e complesso, e nonostante tutto essere felici, è fondamentale per vivere bene, senza necessariamente anticipare le sofferenze che l’esistenza stessa porta con sé.