IL SOGNO DI GESÙ: UN MONDO DI AMICI
CELEBRAZIONE DELLA SETTIMANA SANTA
5 – 12 aprile 2020
CONDIVIDERE LA FEDEMARTEDÌ SANTO7 aprile 2020 |
Perché la Chiesa ci ripropone ogni anno la celebrazione della passione e resurrezione di Gesù? Non è morto e risorto una volta per tutte?
Le nostre consumate liturgie ripetono spesso l’esperienza di un fuori tempo, fatto di preghiere, incenso, candele e alleluia, ma poi le nostre vite riprendono come prima. A volte siamo anche sconsolati, perché dopo aver cantato la vita, proclamato brani, vissuti gesti ci accorgiamo che non incidono nel nostro quotidiano. Qualcosa non va. Il segno più evidente è il numero sempre più limitato di giovani che partecipa alle celebrazioni.
Parole come peccato, salvezza, vita oltre la morte, resurrezione, perdono, sacrificio, quale senso hanno per noi oggi?
In queste settimane, stiamo seguendo in tv le celebrazioni di papa Francesco.
Con la sua fede vissuta, riesce a far scivolare in secondo piano il fasto di san Pietro, prega e ci fa pregare, dissetando la nostra sete d’interiorità.
La domenica delle palme abbiamo ascoltato con emozione la sua omelia.
Tra i tanti spunti, con poche semplici parole ha annullato una falsa immagine di Dio.
Quella di un Padre che sadicamente chiede al Figlio di morire in croce per cancellare i peccati del mondo. È un’immagine storica, potente e ben radicata in noi.
Il papa ha ripreso un versetto della prima lettura dal profeta Isaia, in cui è affermato che Dio non è così!
Il Padre ha sostenuto Gesù, perché fosse capace di andare fino in fondo nell’assumere il suo destino, perché fosse attraversato fino in fondo dall’Amore.
Come Gesù, ognuno di noi ha il proprio destino.
Le nostre storie, oltre che di positività, sono intrise di difficoltà.
Relazioni tra fratelli, coniugi, genitori e figli, oppure tra persone che vivono esperienze comunitarie, che si svelano come granitiche alterità, fonte di delusione e tradimenti.
Ognuna richiede tempo, attenzione, pazienza, energia, perdono e nuove ripartenze.
Abbiamo bisogno di rompere i ritmi dell’accelerazione e della fretta, per fermarci nel silenzio, nell’interiorità, per ritrovare contatto con noi stessi e con gli altri, vicini e lontani.
Dobbiamo trovare il coraggio di nuove sperimentazioni, di rinnovare le nostre liturgie perché ci aiutino a sostenere i nostri destini, personali e comunitari.
Anche noi siamo chiamati come Gesù a fare del nostro destino un luogo attraversato fino in fondo dall’Amore. Abbiamo bisogno di riascoltare le sue parole, la sua storia, di ripetere insieme i suoi gesti, di penetrare e fare nostri i suoi atteggiamenti. Di fare esperienza di quella fedeltà di Dio, di cui lui si è lasciato abitare fino in fondo.
Abbiamo bisogno di preghiera personale e condivisa, che ci faccia ritrovare forza e unità profonda per elaborare nuovi linguaggi per dire la nostra fede, così da incidere con scelte coerenti nella vita nostre città, nelle nostre realtà sociali e politiche.
Abbiamo fame di questo Soffio vitale, tanto quanto i fratelli e le sorelle che, arrivando da lontano, bussano alle nostre porte, perché hanno fame di pane, di terra, di condivisione.
Agnese Mariangela Mascetti
Preghiamo:
Mostraci Signore la tua via, perché nella tua verità noi camminiamo,
donaci un cuore unificato, che tema il tuo nome. (Salmo 86, 11)
Isaia 42, 1-7
Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Proclamerà il diritto con fermezza; non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra e per la sua dottrina saranno in attesa le isole. Così dice il Signore Dio che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l’alito a quanti camminano su di essa: “Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre. Io sono il Signore: questo è il mio nome non cederò la mia gloria ad altri, né il mio onore agli idoli”.