Monos – MONACHESIMO PER IL QUOTIDIANO
Fin dall’antichità, in varie parti del mondo e in culture diverse, nei momenti più critici e bui, vi è stato un rifiorire del fenomeno del monachesimo. Esso voleva esprimere la ricerca di una qualità di vita, la rinascita di un nuovo umanesimo che aprisse la strada a percorsi di cambiamento.
Anche noi abbiamo bisogno di recuperare, in questo difficile periodo, i valori essenziali per un nuovo stile di vita, a cui ispirare nuovi processi di cambiamento personale e comunitario.
«Il nuovo monaco non è un’imitazione del monaco istituzionalizzato nelle diverse tradizioni, ma deve imparare dall’esperienza monastica per lanciarsi nei nuovi spazi della vita contemporanea». (R. Panikkar, Beata Semplicità. La sfida di scoprirsi monaco, ed. Cittadella). Questa ricerca del monos, cioè dell’Assoluto, fa riferimento a ciò che ci supera, all’Oltre, che i credenti esprimono con il termine Dio.
Quando si parla di questa esperienza, tocchiamo un’area definita dell’impossibilità e dell’indicibilità. La complessità di questo discorso ci obbliga a camminare, in questo argomento, lentamente, con prudenza e a tastoni.
Il nostro interesse è rivolto a una spiritualità per il nostro tempo che, proprio perché inedita, deve risalire alle origini. Tentiamo di esporre alcune riflessioni, elencando i punti che consideriamo importanti da riproporre in questi momenti di ripresa e da approfondire insieme, nei nostri futuri incontri.
Silenzio, meditazione e preghiera
I primi valori a cui, in qualche modo, ci ha obbligato lo stare a casa di questi mesi, sono il silenzio e la meditazione. Qui a Civitella, nella campagna romana, il rumore del silenzio è molto forte. Il silenzio ci avvolge e ci accompagna, obbligandoci a momenti di meditazione.
Cosa intendere per meditazione? Si tratta solo di fermare il nostro pensiero o dargli lo spazio e la possibilità di vagare spontaneamente?
Nello sperimentare il silenzio e l’interiorità, lentamente ci accorgeremo che ciò che affiora dentro di noi, saranno le linee del nostro desiderio. La forza creatrice della vita, come amiamo definire lo Spirito, quella forza che timidamente, ma fortemente, cerca di uscire dalle strettoie in cui lo obbliga la nostra superficialità quotidiana.
Può diventare un’abitudine che apre alla preghiera, che possiamo inserire nella nostra giornata, come la preghiera delle ore che scandisce e accompagna ancora oggi, le giornate dei monaci.
Ora et labora
Abbiamo accennato alla preghiera, passiamo al lavoro. Il Coronavirus drammaticamente ci ripropone la sofferenza di tante persone che hanno perso e non troveranno più lavoro.
Come poter uscire da questa situazione?
Sapremo vivere questa grande sfida per modificare i ritmi e coniugare lavoro e riposo, creatività e realizzazione di sé, rispetto della natura, degli animali e della terra? I giovani debbono creativamente inventarsi forme nuove di produrre beni e servizi, che rispondano a nicchie nascoste di bisogni non esauditi.
Noi, che viviamo in campagna, ogni giorno vediamo grandi appezzamenti di terreni non più coltivati o addirittura abbandonati. Crediamo che il ritorno alla terra, alla nostra Madre Terra possa diventare una grande opportunità di lavoro e di vita. L’amore alla terra era la speciale dimensione in cui vivevano anticamente i monaci.
Tutto il territorio intorno a noi apparteneva all’abbazia di S. Paolo, da cui il nome Civitella San Paolo. Il castello, al centro del nostro paesino, era la rocca dove si rifugiavano gli agricoltori del monastero.
È una nuova avventura lasciarsi affascinare dalla terra! Come associazione, voi sapete, abbiamo avviato, insieme ad Arturo Paoli, una grande azienda in Brasile, a cui abbiamo dato il nome Madre terra. Come è strana la storia! Oggi sentiamo il bisogno di pensare a una nuova Madre terra in Italia.
Inoltre, da alcuni mesi vivono con noi due giovani amici, rifugiati politici del Salvador. Questi ragazzi ci sfidano con nuove idee e siamo con loro alla ricerca di nuovi spazi e di nuovi fondi, per finanziare i progetti creativi che ci propongono per un’agricoltura diversa, qui da noi e al loro paese. Spero che possiate venire a trovarci a Civitella, per vedere come hanno trasformato il piccolo appezzamento di terreno, che circonda la nostra abitazione.
La vita fraterna
Un altro elemento è quello della vita in comune. È assurdo pensare di richiuderci oggi tutti in convento con le nostre famiglie. Papa Francesco ci ricorda spesso il valore del villaggio. «C’è bisogno di un intero villaggio per fare crescere un bambino». È un proverbio africano, che descrive in modo mirabile la necessità di nuove forme di vita comune. Inconsapevolmente tutti noi viviamo in un villaggio. Le nostre relazioni sono limitate a un centinaio di persone. Come trasformare questa rete in un villaggio, in cui immettere sistematicamente elementi di creatività e far si che possa circolare tra i nostri amici vita, gratuità, fratellanza e amore?
L’altro elemento è il cosiddetto voto di povertà che si può ripensare, in un’ottica di giustizia, come voto di gratuità. Oggi tutto è commercializzato.
Tutto si compra e si vende. Com’è bello riscoprire la possibilità del dono, soprattutto verso coloro che sono gli scarti della società, coloro che hanno più bisogni.
Un altro aspetto è quello legato al voto di castità, che si potrebbe tradurre nel voto dell’amore. Quanto impegno oggi richiede mettere su una famiglia, che sia l’espressione di tanto amore.
Senza togliere nulla al valore della castità, oggi il nuovo monachesimo deve essere diffuso nelle famiglie. È all’interno della famiglia che si alimenta e cresce la nuova umanità. I bambini, gli adolescenti, i giovani sono il nostro futuro e a loro va dedicato il massimo spazio e le migliori energie. Charles de Foucauld suggeriva di portare la dimensione contemplativa nelle strade del mondo.
Parliamo adesso dell’obbedienza. Anche questa è una virtù da riscoprire ogni giorno. È una virtù difficile che richiede di essere vissuta con una grande disponibilità a ciò che quotidianamente la vita ci propone. Ci vuole tanta attenzione agli avvenimenti e alle novità che ogni giorno ci vengono incontro e ci obbligano a cambiare e ripensare i nostri progetti.
L’obbedienza alla vita è l’altra grande sfida: il lasciarci sorprendere e nello stesso tempo accogliere i vari momenti inediti che ogni giornata ci offre, per trasformarli in opportunità di crescita spirituale, non solo per noi, ma anche per le persone care con le quali condividiamo la nostra esistenza.
Per concludere: i monaci normalmente si chiamano tra di loro fratelli.
Com’è bello pensare che Gesù tra i suoi sogni avesse anche il desiderio di un mondo di amici o meglio ancora, un mondo di fratelli.
Mario De Maio