(Lucca, 30 novembre 1912 – Lucca, 13 luglio 2015)
da LA PAZIENZA DEL NULLA (Chiarelettere 2012)
La contemplazione mi pare sinonimo di sintesi, di concentrazione: l’ideologico, l’affettivo, il filosofico, la nostra vita speculativa, la nostra prassi politica o pastorale o di qualunque tipo, tutti questi elementi costitutivi della nostra personalità, che sono in stato di lotta permanente e causa di decisioni contraddittorie, si riuniscono in un solo punto, piccolissimo come la punta di un ago, divengono come una luce dall’intensità di una lucciola eppur sufficiente per vedere. Se si trattasse di momenti permanenti o continui, vivremmo nella beatitudine perchè sottratti a quella molteplicità che è in fondo la causa del nostro soffrire.
Nella contemplazione non ci vengono spiegate le ragioni di tutte le cose, eppure tutte le cose acquistano un senso. E allora che importano le ragioni? Se voi potete abitare una casa e usarla senza limitazioni, che v’importa d’averne la proprietà?
Si comincia allora a capire che cos’e la verità. La verità è quella luce di lucciola che illumina tutte le cose e da tutte estrae la verità che contengono. La verità esiste solamente allo stato di amalgama, come l’oro incluso nella pietra.
Gesù è la Verità, la luce che illumina. Parlare di una luce dall’intensità di una lucciola non è certo «fare onore» a Gesù; io la definisco così perchè credo che mai l’uomo cammini in una luce solare ma avanzi piuttosto come a tastoni, avendo quel tanto di luce sufficiente per vedere, tale da non permettergli mai di sentirsi guida: «Io vedo».
E proprio perchè questa luce è piccola, è importante. Se di notte avete un unico fiammifero per trovare una traccia, esso diventa importantissimo, un vero e proprio tesoro. Senza la sua luce sareste perduti per sempre.
La verità è nulla ed è tutto, esiste e non esiste perchè questa luce — proprio perchè piccola — non è oggetto di ammirazione in sé, ma è qualcosa che vi spinge a cercare oltre, a distogliere lo sguardo da lei per guardare più avanti.
Per questo tutte le identificazioni della verità appaiono relative.
Accontentati: la tua piccola verità è nascosta in un masso enorme, bisogna andarla a scoprire, non chiamare oro quel masso, perchè sei in errore: l’oro è dentro ed è ridicolmente poco in proporzione alla mole che ti sta davanti. Solo chi è umile, chi si lascia guardare dalla Verità e accetta che la verità posi lo sguardo sulla pietra, ha speranza di estrarre l’oro.
Gesù ha detto che bisogna «fare» la verità nell’amore. “Fare”, cioè “rompere la pietra” e cavarne l’oro. La verità si scopre in questa ricerca motivata dall’amore. «La verità vi farà liberi.»
Cristo è la verità. Ma quando qualcuno fa un’affermazione apparentemente religiosa, di sapore mistico “Cristo è la verità e a me basta Lui, io resto solo con Lui” non dice una cosa giusta. Io non resto con la luce, anche se senza di essa non posso camminare. La mia liberazione dalla grotta avviene mediante la luce ma avviene nel mio cammino, nella mia conquista dello spazio, dalla regione in cui mi trovo smarrito verso lo spazio in cui mi ritroverò, verso quello spazio che è il mio spazio.