Condivisione, dal verbo condividere, significa possedere insieme, partecipare insieme, offrire del proprio ad altri. La condivisione nasce dallo stare in compagnia, dal mettere insieme il pane della tavola e quello dell’anima, come suggerisce un vecchio proverbio persiano: «Quando hai due soldi, con uno compra il pane, con l’altro dei giacinti per l’anima». La condivisione dunque implica “l’esistenza” dell’altro. La condivisione si fa alla “presenza” dell’altro, si condivide un appartamento, un percorso, ma anche una preghiera, una passione, una visione del futuro, le speranze.
Con l’avvio dell’informatica e la sua diffusione, la condivisione è diventata una forma mentis soprattutto dei giovani, dei nativi digitali, sempre più propensi a mettere in comune i sentimenti, i pensieri, le azioni tramite immagini, testi, video. Se questa spinta alla condivisione contiene il pericolo di una violazione della privacy, di una esposizione eccessiva di ciò che è riservato e che – una volta condiviso – esce fuori dalla sfera del controllo, essa esprime anche il desiderio di creare comunità, legami, di sperimentare forme nuove di relazioni.
In questo senso la condivisione ha una valenza politica, che si manifesta nel desiderio di partecipare alla costruzione delle comunità, del loro destino. La condivisione è il cardine del cosiddetto new power, così diverso dall’antico potere gerarchico, calato dall’alto, verticale. Il “nuovo potere” rende protagonisti singoli e semplici individui che si uniscono in comunità, riconoscendosi in valori e obiettivi comuni, come ha dimostrato il movimento delle Sardine, generato da quattro amici che non si incontrano più al bar, ma creano comunità, movimento, opinioni e politica, utilizzando le potenzialità della rete. un altro esempio è il movimento #MeToo. L’espressione twittata dall’attrice americana Alyssa milano il 15 ottobre 2017 ha aperto un dibattito e creato un’emulazione straordinaria intorno all’immenso problema delle violenze sessuali.
In una sola giornata l’espressione era stata rilanciata, condivisa, 200 mila volte e due giorni dopo la cifra era raddoppiata. Il vecchio establishment hollywoodiano, personificato da Harvey Weinstein, ha iniziato a scricchiolare davanti alla condivisione e al coraggio di chi aveva subito le molestie. ma la condivisione non è una strada sempre facile da percorrere. Infatti, nonostante alcuni esempi virtuosi, lo spirito di condivisione è forse ciò che più manca ai nostri giorni, soprattutto nella parte ricca del mondo. Chi ha molto vuole ancora di più e non accetta di condividere ciò che ha con gli altri. Il cibo, che è nella sua essenza condivisione, è un bene che manca in misura sempre maggiore.
I poveri inondano le nostre strade, la forbice tra ricchi e poveri aumenta, la redistribuzione della ricchezza è sempre più difficile da attuare.
tante difficoltà si incontrano anche sul terreno delle idee e su quello della verità in campo religioso. Perché vogliamo che gli altri la pensino sempre come noi? Che credano in ciò in cui noi crediamo?
Da cristiani non possiamo che guardare a Cristo, esempio di condivisione, di sacrificio per gli amici e segno di speranza per un mondo in cui non ci si può salvare da soli ma soltanto nella condivisione, nello spezzare il pane con l’altro, con il povero.