di Annalisa Ramundo in DIRE, agenzia di stampa nazionale, del 22.01.2021
“Approfitto dell’occasione per rilanciare l‘idea, più nazionale che cittadina, di istituire un codice di esenzione per le mamme disabili, che comprenda sia il periodo della gravidanza che il post-partum e che preveda non solo
l’esenzione per determinate visite o analisi, ma anche l’attivazione immediata di una serie di percorsi”. È la proposta che Laura Coccia, atleta, ex parlamentare Pd e mamma con disabilità, ha lanciato nel corso di un intervento nella Commissione Pari Opportunità di Roma Capitale che stamattina si è occupata proprio del tema della gravidanza delle donne con disabilità e del possibile coinvolgimento di Farmacap in percorsi di sostegno ad hoc tutti da costruire.
“La mia era una gravidanza programmata, io ho avuto la fortuna di essermi costruita un team di professionisti che mi ha potuta seguire in questo percorso – racconta Coccia – ma penso a tutte le ragazze disabili a cui può capitare di rimanere incinte oppure che cercano una gravidanza e non hanno gli stessi strumenti per costruirsi una rete di professionisti intorno”, che “si trovano all’improvviso a dover gestire una situazione estremamente complessa”. Secondo Coccia, si dovrebbero istituire “percorsi che si attivano immediatamente su segnalazione del medico”, come succede con “il codice di gravidanza a rischio che attiva una serie di procedure. Penso che si possa creare qualcosa di analogo per le mamme con disabilita’. È una questione che riguarda poche cittadine forse, ma non ne sono così convinta- continua la neomamma- Dalla mia esperienza posso dire che mi contattano e mi continuano a contattare. Alla fine ho creato una rete nazionale sul territorio di mamme o di persone che mi chiedono cosa fare”. Come “una ragazza che ha avuto una bimba a fine dicembre e mi ha scritto che è rimasta incinta sul mio esempio- fa sapere- e che adesso mi chiede suggerimenti su come gestire la fase del dopo parto. Sono esperienze singole, individuali -conclude – ma credo sia importante fare rete, tra di noi, poche, ma anche con le istituzioni per cominciare a costruire percorsi che possono essere utili a tutte e tutti”.