Omelia
Gesù ci parla di vita e di vita piena. Oggi, con la parabola del Buon pastore, ci dice che il motore della vita, ciò che muove la vita, è l’amore. Se noi non avessimo amore per quello che facciamo la vita si bloccherebbe. L’amore è la qualità essenziale della vita.
Per parlarci di questo Gesù ci porta l’esempio del pastore. Ci sono due tipi di pastori, quelli che sono i proprietari e quelli che sono pagati. Il pastore proprietario ama le sue bestie, le conosce, le segue, addirittura da la vita per loro.
Cosa significa che il pastore conosce le sue pecore? Se io conosco qualcuno, quella persona farà parte della mia vita. Se io conosco un libro, un fatto, questo automaticamente farà parte della mia vita.
La grande domanda è: io del motore della vita che è l’amore che cosa ne ho fatto? A che punto sto? Amo per possedere oppure per donare la vita agli altri?
Oggi parliamo di due tipi di amore. L’amore che è possesso: vedo una cosa, mi piace e la voglio possedere e l’altro amore che possiamo imparare dalle mamme. Quando una mamma ama il proprio figlio, non lo vuole possedere, vuole farlo crescere, gli dona la vita.
Il motore della vita è l’amore. Non ci pensiamo mai abbastanza ma tutta la nostra esistenza è intessuta di amore. Ciò che ha alimentato la nostra vita è stato l’amore dei nostri genitori. Nella nostra infanzia però il nostro amore era possesso. Se avevamo il papà e la mamma eravamo tranquilli. Crescendo abbiamo capito che esiste un altro tipo di amore che è quello del donare la vita agli altri. L’esempio più bello rimane quello dell’amore gratuito della mamma che ama i suoi figli, senza aspettarsi niente.
Chiediamoci: a che punto sono della mia crescita nell’amore? Sono sempre preoccupato degli altri? Preoccupato di possedere gli altri? Oppure finalmente sto raggiungendo questa capacità di donare e nel momento stesso in cui dono mi sento realizzato? Come la madre, nel momento in cui dona amore ai figli, sta bene, si sente realizzata e così anche il papà.
Oggi a parlarci di amore, ancora una volta è Gesù: come il Padre ha amato me, così ho amato voi. Questa frase è forte e terribile perché fa riferimento a questa entità che noi chiamiamo Dio. Lui è il simbolo più bello dell’amore. Guardiamo la natura, la vita che abbiamo intorno. Ce l’ha donata Dio, senza aspettarsi niente. Ce l’ha donata per noi. Dio è l’amore infinito a cui dobbiamo attingere, da cui dobbiamo imparare. Se vediamo una persona buona, questa persona ci richiama alla vita che ci è stata donata.
Pensiamo oggi al Padre nostro che è nei cieli che ci ha donato, gratuitamente, la ricchezza della vita attraverso un gesto di amore.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,11-18)
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore