Abbandonarsi fiduciosamente a Dio, prestando l’ossequio dell’intelletto e della volontà. è questa la definizione che il concilio Vaticano II, nella Costituzione Dei Verbum, dà della fede. Viene messo subito in luce il dato vitale, costitutivo della fede: abbandonarsi fiduciosamente a Dio.
Martin Buber, nel libro Le due fedi, sosteneva invece che, mentre la fede ebraica è un atteggiamento di vita e cioè l’abbandonarsi a Dio, la fede cristiana consiste nel credere determinate verità. Questa distinzione, che non è esatta, è tuttavia fondata sulla tendenza che si era accentuata negli ultimi secoli in ambito cristiano, quando la fede era identificata con la dottrina della fede. Fino all’inizio del secolo scorso, quando si diceva “fede” ci si riferiva abitualmente alla dottrina della fede. Quest’ultima, che ha una funzione particolare, non è di per sé l’elemento fondante della fede.
La componente fondamentale della fede è abbandonarsi fiduciosamente a Dio e non implica di per sé il sapere, non implica la conoscenza adeguata, piena, di tutto quello che accade. La Lettera agli Ebrei (11,8) elenca la lunga serie dei testimoni di fede e dice: «per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità e partì senza sapere dove andava». La fede non implica il sapere: «partì senza sapere dove andava». Lo stesso si dice di Maria, che nel Nuovo Testamento viene presentata come il modello della fede: Maria non capisce, non sa, però Luca dice che «custodiva tutte queste parole, meditandole in cuor suo» (2,19). Dunque non è il capire, non è il sapere che caratterizza l’atteggiamento di fede, ma al contrario è il non sapere.
Non ci può essere fede senza avere dubbi, perché necessariamente non conosciamo e non sappiamo cos’è Dio, non sappiamo cos’è la vita; cioè abbiamo delle indicazioni precarie, provvisorie, funzionali al cammino, ma non possiamo dire: So che cosa è Dio, so che cos’è il mistero di Cristo.
No, non sappiamo e dobbiamo dirlo con chiarezza perché se sapessimo cos’è Dio vorrebbe dire che Dio è alla misura del nostro concetto, delle nostre idee. Se condizionassimo la fede al sapere, giungeremmo alla fede solo alla fine della vita.
(tratto da Carlo Molari, Il cammino spirituale: diventare figli)