Omelia
La domenica è un momento tutto speciale, in cui ci viene offerto un pensiero adatto al nostro bisogno, un pensiero che ci accompagnerà lungo tutta la settimana.
Oggi è la festa dell’Ascensione. Gesù torna alla gloria del Padre. Noi diciamo che è asceso al cielo. Anticamente il cielo coincideva con Dio. Gesù torna al Padre, a Dio.
Cosa ci racconta la parte finale del vangelo di Marco? L’incontro di Gesù con i suoi discepoli che erano riuniti insieme per un pranzo o una cena. Il Signore amava questi momenti conviviali, perché nella convivialità si esprime tanta tenerezza, tanto amore, tanta cordialità. Tutti noi lentamente dobbiamo recuperare il senso di questi incontri.
Gesù chiude una fase della sua vita e ne apre un’altra, quella di dire ai suoi discepoli adesso io vado via, nel futuro dovete pensarci voi. In che modo? Annunciando il vangelo.
Che significa annunciare il vangelo?
La parola vangelo significa buona notizia, cioè l’amore del Padre per tutti gli uomini e l’amore nostro per ogni uomo. Siamo su un’ area delicata e complessa: l’amore. Una realtà che ci coinvolge tutti personalmente e del quale dobbiamo imparare il significato profondo per crescerci dentro. L’amore è la struttura fondamentale della vita di ciascuno. La nostra vita è fatta di amore.
La buona notizia che Gesù viene a portare a noi è che Dio Padre, colui che ha dato inizio all’universo, ama tutti gli uomini senza distinzione e vuole che i suoi discepoli facciano la stessa cosa.
Noi ogni giorno ci occupiamo di mille cose, facciamo tante attività, ma poche volte ci fermiamo a riflettere sulla dimensione dell’amore. Una dimensione delicatissima e difficile. E’ facile, passare dall’amore verso il Signore, all’amore verso se stessi, ai nostri interessi, alle nostre paure. Invece l’amore fondamentalmente è trascendere se stessi e dare spazio all’altro, occuparsi dell’altro, capire dove sta l’altro, aiutare l’altro a realizzare il proprio progetto di vita.
Gesù sale in cielo e avvia un nuovo capitolo affidato a noi: il progetto dell’amore. Affida a tutti i suoi discepoli il compito di costruire un mondo di amici.
Non a caso parliamo di “difficile amore”. Ogni giorno, ogni sera dovremmo analizzarci e chiederci che cosa abbiamo fatto della dimensione dell’amore che ci portiamo dentro. L’abbiamo mortificata o l’abbiamo fatta esprimere? L’abbiamo fatta realizzare, l’abbiamo offerta agli altri o ci siamo dimenticati, siamo stati distratti o inconsapevolmente siamo scivolati ad amare noi stessi per calmare le nostre paure?
Gesù va in cielo, e riserva a noi, suoi fedeli, di essere veramente esperti di amore, persone che sanno realizzare l’amore.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16, 15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Parola del Signore