Omelia
Certamente Gesù suscitava un grande fascino, tante persone lo seguivano. Verrebbe voglia, anche a noi, di far parte di quella comunità, che viveva intorno a Lui, per cercare di cogliere i suoi pensieri, i suoi sentimenti, ma soprattutto poter incrociare i nostri occhi con quelli suoi. Il racconto del vangelo di oggi fa vedere la preoccupazione di Gesù per quelli che sono poveri, per quelli che neppure hanno il pane per sfamarsi.
In questo momento, quante persone, quanti bambini, muoiono per mancanza del minimo essenziale per la sopravvivenza? E’ un pensiero che non ci deve abbandonare. Noi abbiamo la fortuna di essere nati, non si sa per quale motivo, in un ambiente nel quale l’indispensabile non manca. E’ importante per noi avere un senso di attenzione, di solidarietà, per seguire coloro che soffrono di bisogni di tutti i tipi, ma soprattutto del pane per poter sopravvivere.
L’altro aspetto molto interessante sono gli occhi del Signore, la tenerezza con cui guardava la gente. Gesù faceva dei discorsi che parlavano di Dio, ma aveva gli occhi e il cuore centrati sui bisogni semplici, materiali, delle persone. Si occupava delle cose di tutti i giorni. Questo ci riempie di grande gioia. Immaginate quanta attenzione doveva avere Gesù anche per i bisogni dei suoi discepoli. Il vangelo, da una parte ci parla della tenerezza di Gesù e dall’altra ci parla della condivisione di quel poco o quel tanto, che ognuno di noi ha, per tutti. Quel che ci è stato dato come dono, non è un privilegio. È un dovere condividere le nostre ricchezze intellettuali e anche materiali con quelli meno fortunati. Da qui, anni fa, era nato anche il progetto Madre terra, in Brasile, per aiutare i giovani che ne avevano bisogno. Vediamo come potrà continuare il progetto nel futuro.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,1-15)
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Parola del Signore