di Iacopo Scaramuzzi in lastampa.it del 18.08.2022
«Come vivo io? Nella paura che se non faccio questo andrò all’inferno? O vivo anche con quella speranza, con quella gioia della gratuità della salvezza in Gesù Cristo?»: con questo interrogativo papa Francesco ha esemplificato il ruolo dei dieci comandamenti, che vanno osservati ma non sono «assoluti», perché la loro «funzione limitata nel tempo», è legata «alla maturazione delle persone e alla loro scelta di libertà» che culmina nell’incontro con Gesù «che ci giustifica gratuitamente».
Jorge Mario Bergoglio ha presieduto l’udienza generale in aula Paolo VI, proseguendo un ciclo di catechesi dedicato all’attualità della lettera di San Paolo ai Galati. Se le scorse settimane si era concentrato su coloro che criticavano l’apostolo delle genti – i missionari che lo accusavano di essere «poco ortodosso nei confronti della tradizione», i predicatori «fondamentalisti» – oggi Francesco si è concentrato sulla legge mosaica: i cristiani «non stanno sotto il vincolo della Legge, ma sono chiamati allo stile di vita impegnativo nella libertà del Vangelo».
La relazione tra la Legge e il peccato, ha spiegato il Papa, «verrà esposta in maniera più sistematica dall’Apostolo nella sua Lettera ai Romani, scritta pochi anni dopo quella ai Galati. In sintesi, la Legge porta a definire la trasgressione e a rendere le persone consapevoli del proprio peccato: “Hai fatto questo, pertanto la Legge – i Dieci Comandamenti – dice questo: tu sei in peccato”. Anzi, come insegna l’esperienza comune, il precetto finisce per stimolare la trasgressione».
Nella lettera ai Galati, San Paolo sottolinea il ruolo pedagogico della legge: «Nel sistema scolastico dell’antichità – ha puntualizzato – il pedagogo non aveva la funzione che oggi noi gli attribuiamo, vale a dire quella di sostenere l’educazione di un ragazzo o di una ragazza. All’epoca, si trattava invece di uno schiavo che aveva l’incarico di accompagnare dal maestro il figlio del padrone e poi riportarlo a casa. Doveva così proteggerlo dai pericoli, sorvegliarlo perché non assumesse comportamenti scorretti. La sua funzione era piuttosto disciplinare. Quando il ragazzo diventava adulto, il pedagogo cessava dalle sue funzioni».
E dunque la Legge «certamente aveva avuto delle funzioni restrittive, ma nello stesso tempo aveva protetto il popolo, lo aveva educato, disciplinato e sostenuto nella sua debolezza, soprattutto la protezione davanti al paganesimo; c’erano tanti atteggiamenti pagani in quei tempi», aveva avuto «una sua funzione positiva – quindi come pedagogo nel portare avanti –, ma è una funzione limitata nel tempo. Non si può estendere la sua durata oltre misura, perché è legata alla maturazione delle persone e alla loro scelta di libertà. Una volta che si giunge alla fede, la Legge esaurisce la sua valenza propedeutica e deve cedere il posto a un’altra autorità. Questo cosa vuol dire? Che finita la Legge noi possiamo dire: “Crediamo in Gesù Cristo e facciamo quello che vogliamo?” No! I Comandamenti – ha puntualizzato Bergoglio – ci sono, ma non ci giustificano. Quello che ci giustifica è Gesù Cristo. I Comandamenti si devono osservare, ma non ci danno la giustizia; c’è la gratuità di Gesù Cristo, l’incontro con Gesù Cristo che ci giustifica gratuitamente. Il merito della fede è ricevere Gesù. L’unico merito: aprire il cuore. E che cosa facciamo con i Comandamenti? Dobbiamo osservarli, ma come aiuto all’incontro con Gesù Cristo. Questo insegnamento sul valore della legge è molto importante e merita di essere considerato con attenzione per non cadere in equivoci e compiere passi falsi. Ci farà bene chiederci – ha concluso il Papa – se viviamo ancora nel periodo in cui abbiamo bisogno della Legge, o se invece siamo ben consapevoli di aver ricevuto la grazia di essere diventati figli di Dio per vivere nell’amore. Come vivo io? Nella paura che se non faccio questo andrò all’inferno? O vivo anche con quella speranza, con quella gioia della gratuità della salvezza in Gesù Cristo? È una bella domanda. E anche la seconda: disprezzo i Comandamenti? No. Li osservo, ma non come assoluti, perché so che quello che mi giustifica è Gesù Cristo».
Alla fine dell’udienza il Papa è sceso a salutare i fedeli nella prima fila e, tra l’altro, si è intrattenuto per alcuni istanti a giocare a biliardino con un ragazzo.