LEGGERSI DENTRO, ALLA LUCE DELLA BIBBIA
I RACCONTI DELLA VITA DI ABRAMO
5. Genesi 12,2-9
I capitoli della Genesi che stiamo leggendo sono di una ricchezza infinita, a cui non smettiamo di attingere. Le sottolineature che ci permettiamo di fare, sono quelle che in questo momento emergono per noi dal testo, ma sicuramente ne potrete trovare delle vostre, attraverso la curiosità e gli interrogativi che vi nasceranno durante la personale lettura.
Se qualcuno volesse condividerle con noi, saremo felici di allargare le riflessioni con il vostro apporto.
Spunti di riflessione:
La benedizione che Abram riceve è per sé, per la sua discendenza e per tutti i popoli della terra.
Essa viene a sigillare che è sulla relazione che Dio lo invita a porre l’attenzione e a crescere. Innanzitutto con lui e con chi gli vive accanto poi in un’apertura sempre più grande.
L’opposto della benedizione è la maledizione, conseguenza di chi ha mancato proprio nella relazione, compiendo scelte di morte. In particolare nel passato si tratta di Caino che per gelosia aveva ucciso il fratello Abele (Gen.4, 1-16) e di Cam, padre di Canaan, che aveva mancato di rispetto a suo padre Noè. (Gen.9,18-28).
Dio riprende così l’opera di benedizione che aveva iniziato creando il mondo (Gen.1,28 e 9,1) rinnovando nella relazione con Abram la sua fedeltà e la sua promessa di Vita per tutta l’umanità.
Abram parte con tutto ciò che ha. Il suo cammino verso la libertà non avviene magicamente in un attimo, ma dentro un’ottica di processo.
Parte con Sarai, la moglie sterile, con Lot, il nipote orfano, con tutte le persone al suo seguito e con le ricchezze che possedeva in quel momento.
Parte, facendo un atto di totale fiducia a Dio: alla sua parola, alla sua benedizione, alla sua promessa.
Possiamo leggere numerosi testi alla luce di questi versetti. Trovarne similitudini e parallelismi sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. Uno dei più pregnanti è sicuramente quello dell’Annunciazione (Luca, 1,26-38). Nella costruzione del testo e in Maria si ritrovano in filigrana gli stessi elementi e gli stessi atteggiamenti vissuti da Abram.
Abram, parte, esce.
Nel verbo uscire riecheggia potente l’immagine dell’uscita del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto narrata nel libro dell’Esodo.
Abbiamo già accennato dei legami soffocanti da cui Abram è invitato ad uscire.
S’incammina senza indugio verso la terra che Dio gli farà vedere, ma che non viene nominata in modo chiaro.
Possiamo notare che Abram parte e si dirige verso Canaan, il luogo dove avrebbe voluto portarlo suo padre Terach. Lui, che lo teneva ancora legato a sé, sembra aver avuto la giusta intuizione sulla via che porta verso la libertà e la fecondità.
Bene e male, sofferenze e gioie, desideri di Vita e vincoli che la mortificano, si rivelano strettamente intrecciati nelle relazioni familiari di Abram.
Di un simile cammino, a volte faticoso a volte liberante, non ne facciamo ciascuno esperienza nella nostra vita?
Per approfondire:
CARLO M. MARTINI, Abramo nostro padre nella fede, Borla, Roma, 1985, pp.60-63.
HORA ABOAV, Crescere con le radici delle parole ebraiche, Castelvecchi, Roma, 2020, pp.91-92.
ANDRE WENIN, Da Adamo ad Abramo o l’errare dell’uomo, EDB, Bologna, 2008, pp.169-175.
Invito alla preghiera:
GRAZIE
Grazie, Signore per le benedizioni
che spesso ho preso per scontate.
Grazie per il tempo passato
costellato di progetti realizzati
e di realtà incompiute.
Grazie per il tempo presente,
colorato dalle luci e dalle ombre
che mi abitano dentro
e da quelle che mi accompagnano dal di fuori.
Grazie per il tempo futuro,
che ancora non mi appartiene,
ma che schiuderà i suoi orizzonti
man mano che percorro con pazienza il mio oggi.
Mantieni accesa in me, Signore
la luce della speranza,
approfondisci le radici della mia fede,
allenami al sorriso quotidiano
e aiutami a testimoniare
quella forza che tutto può cambiare:
l’amore per te e per gli altri. Amen
Arnaldo Pangrazzi
Dal libro PREGHIERE di Ore Undici
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1. Genesi 11,1-9 – 1ª sett. di Avvento
2. Genesi 11,10-26 – 2ª sett. di Avvento