LEGGERSI DENTRO, ALLA LUCE DELLA BIBBIA
I RACCONTI DELLA VITA DI ABRAMO
7. Genesi 13
Spunti di riflessione:
Restituito a Sarai il suo posto di moglie al fianco di Abram, eccoli di ritorno in terra di Canaan.
Tutto ritrova un suo ordine e il percorso compiuto è esattamente a ritroso fino al posto dove Abram aveva costruito un altare e invocato il nome del Signore. Egli fa nuovamente spazio alla presenza di Dio: il versetto 9 del capitolo 12, corrisponde al versetto 4 del capitolo 13.
Tutto è come prima o qualcosa è cambiato nel suo modo di vivere ed entrare in relazione?
Ed eccolo Abram confrontato a Lot, suo nipote, figlio del fratello morto in giovane età.
Perché lo aveva portato con sè dalla terra di Ur? Pensava di farne il suo erede visto che Sarai era sterile?
Purtroppo però, a causa della ricchezza acquisita in beni, greggi e armenti, asini, asine e cammelli… (Gen.12,16) il dialogo rischia di degenerare in litigi e scontri per il possesso di pascoli e pozzi.
Abram sceglie di salvaguardare la relazione con Lot, e gli chiede di distanziarsi, di separarsi.
La parola separare nel libro della Genesi richiama subito il capitolo 1, 2-7 dove vediamo l’azione creatrice di Dio che nel separare crea e permette alla vita di prendere forma.
Così Abram nel brano che stiamo commentando separa, non disperde, non distrugge ma si apre con fiducia. Lascia a Lot la libertà di scegliere il suo destino, trattandolo alla pari, come un fratello.
Abram sembra aver capito il suo errore con Sarai. Non è pensando solo a sé che cresce e si sviluppa la Vita.
Lot non ricambia la generosità dello zio e decide da solo, senza gratitudine e senza confronto.
Alza lo sguardo, vede e con avidità sceglie ciò che gli appare più appetibile: i pascoli verdi e ricchi di acqua, senza neppure preoccuparsi del popolo che vi abita.
Comportandosi così, spegne anche la speranza di Abram di pensarlo come suo successore ed erede.
Offrendo a Lot la libertà di scegliere se rimanere con lui oppure no, Abram si è fidato di Dio. La sua risposta non si fa attendere. Abram viene invitato a compiere gli stessi gesti di Lot: alzare gli occhi e spingere lontano lo sguardo. Dio gli promette una discendenza, numerosa come la polvere della terra.
Di fronte alle difficoltà l’invito di Dio è ancora quello di alzare gli occhi, dilatare lo sguardo, uscire dagli schemi, darsi prospettive più ampie, guardare con fiducia in avanti.
Proviamo anche noi a fare nostro questo invito, in questo tempo di ripresa, con la fatica e le incognite che la pandemia ci riserva, di fronte alle piccole grandi o sfide del quotidiano, di fronte alle tante notizie del mondo inquieto e soffrente in cui viviamo.
Per approfondire:
CARLO M. MARTINI, Abramo nostro padre nella fede, Borla, Roma, 1985, pp.80-84.
Invito alla preghiera:
O SIGNORE,
tu sai che per me
il paradiso vale meno dell’ala di un moscerino.
Mi basta che tu mi resti amico,
che pensi a me
e mi sostenga col tuo amore:
poi da’ pure il tuo paradiso a chi vuoi!
Ibn Adham (sec.VII) – Preghiera musulmana
Dal libro PREGHIERE di Ore Undici
Per condividere:
riflessioni personali, testi, omelie, suggerimenti di libri… inviare a: oreundici@oreundici.org
1. Genesi 11,1-9 – 1ª sett. di Avvento
2. Genesi 11,10-26 – 2ª sett. di Avvento
3. Genesi 11,24-32 – 3ª sett. di Avvento
4. Genesi 12,1 – 4ª sett. di Avvento