LEGGERSI DENTRO, ALLA LUCE DELLA BIBBIA
I RACCONTI DELLA VITA DI ABRAMO
10. Genesi 15
Spunti di riflessione:
Siamo giunti ad uno dei capitoli più famosi e più letti della storia di Abram.
Guarda in cieli e conta le stelle, se riesci a contarle. Tale sarà la tua discendenza (vers. 5)
Ora riusciamo a collegarlo ai capitoli precedenti nel costatare come lentamente, in modo dinamico e progressivo, stia crescendo la sua relazione con Dio.
Per la prima volta il testo ci riporta un dialogo tra Dio e Abram.
La relazione è diventata familiare a tal punto che Abram si permette perfino di lamentarsi con Lui. Dopo lo slancio di fiducia della fine del capitolo 14, apparentemente potrebbe sembrare un ritorno indietro, nell’amara costatazione della sterilità.
Io me ne vado senza figli… e un mio domestico sarà mio erede. (vers.2-3)
Insieme ci possiamo però domandare se, riuscire a permettersi di esprimere delusione e preoccupazione in modo così diretto ed esplicito, non sia davvero segno di sicurezza nel credere nella relazione.
Allora Dio lo condusse fuori. Nuovamente fuori… come quando lo fece partire da Ur dei Caldei, fuori dall’egoismo di vedere solo se stesso e non Sarai, fuori dalla cupidigia di possedere beni, terre e bottini…
Adesso da dove lo conduce fuori? Dalla tenda? Dalla sua lamentela? Dalla ristrettezza del suo pensiero, del suo sguardo, delle sue prospettive?
Quante volte capita anche a noi di lamentarci di ciò che viviamo, di proiettarci in avanti, senza la speranza di lasciarci sorprendere dal futuro?
Eppure se ci volgiamo indietro, ci accorgiamo di come la nostra vita sia stata ricca di situazioni ed avvenimenti che prima non potevamo neppure immaginare con la fantasia.
E Dio riafferma la sua promessa, attraverso una nuova immagine.
In 13,16 aveva promesso Renderò la tua discendenza come la polvere della terra.
Ora invita Abram ad alzare lo sguardo, a guardare in alto e lontano, ad immaginare di riuscire a contare le stelle: tale sarà la tua discendenza. (vers.5)
Abram si fida e Dio glielo accredita come giusto modo di restare in relazione con Lui.
Egli rinnova il suo patto, la sua benedizione, la promessa della fecondità per Abram.
In segno di alleanza Il fuoco di Dio passerà tra gli animali uccisi, secondo un gravoso rituale, (Geremia 34,18-19) in cui coloro che s’impegnavamo nel patto imprecavano la morte su di sé se non fossero stati fedeli alla parola data.
Il testo non specifica la temporalità delle due scene. Suggestiva l’interpretazione che l’intero episodio si svolga in un solo giorno da mattina a sera e dunque Abram sia condotto a guardare le stelle in pieno giorno. Siamo normalmente abituati al commento classico che separa in due tempi, la sera e la notte precedente e poi l’intero giorno dopo.
Dio non promette ad Abram, che non incontrerà difficoltà sulla sua strada, ma che continuerà a camminargli accanto. Non temere Abram, io sarò il tuo scudo. (vers. 1)
Abram dovrà comunque aspettare a lungo, prima che, sceso il tramonto, sopraggiunga la notte e Dio suggelli il suo patto.
Dovranno ricordarselo i suoi discendenti quando realmente si troveranno ad attraversare anni di buio fitto (vers. 17) nella schiavitù in Egitto.
In questi giorni colmi d’incertezza, di dolore per tante persone in fuga dalle loro case, isolate nei rifugi, impegnate a difendere le loro terre, ci domandiamo quali gesti concreti possiamo compiere per venire loro in aiuto.
Domandiamoci insieme anche quali sono gli atteggiamenti interiori da immettere nel nostro cammino quotidiano, per contrastare la violenza dell’odio e delle armi.
Il testo del capitolo 15 della Genesi, che indichiamo di leggere, ci è proposto come prima lettura, proprio questa settimana, nella liturgia della seconda domenica di quaresima in cui meditiamo il vangelo della Trasfigurazione (Luca 9,28-36)
Ecco un passaggio del commento di papa Francesco di sabato 12 marzo, che illumina e guida.
Gesù salì sul monte, dice il Vangelo, «a pregare» (v. 28). Ecco il terzo verbo, pregare. E «mentre pregava – prosegue il testo –, il suo volto cambiò d’aspetto» (v. 29). La trasfigurazione nasce dalla preghiera. Chiediamoci, magari dopo tanti anni di ministero, che cos’è oggi per noi, che cos’è oggi per me, pregare. Forse la forza dell’abitudine e una certa ritualità ci hanno portati a credere che la preghiera non trasformi l’uomo e la storia. Invece pregare è trasformare la realtà. È una missione attiva, un’intercessione continua. Non è distanza dal mondo, ma cambiamento del mondo. Pregare è portare il palpito della cronaca a Dio perché il suo sguardo si spalanchi sulla storia. Cos’è per noi pregare?
E ci farà bene oggi domandarci se la preghiera ci immerge in questa trasformazione; se getta una luce nuova sulle persone e trasfigura le situazioni. Perché se la preghiera è viva, “scardina dentro”, ravviva il fuoco della missione, riaccende la gioia, provoca continuamente a lasciarci inquietare dal grido sofferente del mondo. Chiediamoci: come stiamo portando nella preghiera la guerra in corso?
Insieme con Abram, accanto alle nostre lamentele, al nostro non capire, alle nostre ansie rispetto al futuro, rinnoviamo la nostra fiducia, aprendo i nostri orizzonti, i nostri sguardi, le nostre attese.
Rinnoviamo la nostra fede nella speranza che la morte e la distruttività, non avranno l’ultima parola, nei cammini tortuosi che, come umanità, stiamo compiendo.
Non senza sofferenza e dolore, non senza fatica e sconforto, intravediamo nella luce delle stelle, l’arrivo di un tempo nuovo?
Invito alla preghiera:
SALMO 8
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Per condividere:
riflessioni personali, testi, omelie, suggerimenti di libri… inviare a: oreundici@oreundici.org
1. Genesi 11,1-9 – 1ª sett. di Avvento
2. Genesi 11,10-26 – 2ª sett. di Avvento
3. Genesi 11,24-32 – 3ª sett. di Avvento
4. Genesi 12,1 – 4ª sett. di Avvento
5. Genesi 12,2-9 – Natale del Signore
8. Genesi 14,1-16 – Febbraio 2022