Omelia di don Mario
Il vangelo di oggi ci propone molte riflessioni. Quella dell’ascolto mi sembra la piu’ importante per noi.
Far vedere i ciechi e far ascoltare i sordi.
Gesù ci predispone all’ascolto. Ascoltare è una dimensione molto difficile. Spesso siamo presi dal fare e poche volte ci fermiamo ad ascoltare. Ascoltare e’ una dimensione del tutto speciale dell’ uomo. Ascoltare vuol dire fermarsi, mettersi in silenzio, mettersi nell’ atteggiamento di profondo ascolto.
C’è molto da ascoltare. Prima di tutto ascoltare noi stessi, quello che succede nel nostro animo, cosa diciamo noi a noi stessi.
E poi l’ascolto dell’ altro, del fratello che incontriamo lungo la strada, per capire i suoi bisogni, per poter rispondere alle sue domande. Noi siamo più portati a parlare piuttosto che fermarci nell’ascolto.
Ascoltare, ascoltare sempre in ogni momento è una dimensione che dobbiamo apprendere.
XXIII Domenica del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7, 31-37)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.