A proposito di autorità e autorevolezza vorrei riflettere con voi su quattro vocaboli importanti che è difficile coniugare insieme: spiritualità, istituzione, potere e servizio. Ogni intuizione creativa e profetica, passato il primo momento, ha bisogno per continuare nel tempo di istituzionalizzarsi, cioè istituire tra un gruppo di persone un “valore – bene” da perpetuare e far crescere nel tempo. Così le intuizioni dei fondatori delle grandi religioni, così le ispirazioni dei ari santi che nel tempo hanno proposto stili di vita, comportamenti, attività di servizio. Immancabilmente una istituzione ha necessità di una struttura amministrativa, politica e economica che nel tempo finisce col prevalere e offuscare il messaggio di spiritualità che vorrebbe offrire, perdendo così efficacia e autorevolezza. Basti pensare al messaggio di san Francesco e alle numerose istituzioni che a lui si sono ispirate. Un problema ulteriore nasce quando la freschezza, l’autenticità, il rigore del pensiero profetico dei fondatori viene calato nel limite delle persone e nelle dinamiche che si creano nelle loro relazioni. Sono dinamiche complesse, la maggior parte delle volte inconsapevoli e quindi di difficile gestione. La scorciatoia è quella di fare appello a strutture organizzative sempre più rigide che sfociano poi in vere e proprie strutture di potere. Questo iter infelicemente drammatico si ripete puntualmente nella storia. Come rimediare a tutto ciò? Come conservare le caratteristiche di una struttura di servizio alla persona e ai valori, capace di tramandare nel tempo grandi ricchezze?
Provo a formulare alcuni punti di riferimento da tenere sempre presenti: il primo è avere l’umiltà che tra i nostri pensieri e i nostri ideali c’è sempre da fare i conti con le nostre parti irrazionali che facilmente sfuggono al nostro controllo e che finiamo per proiettare sulle istituzioni e sugli altri. Il cammino della consapevolezza può ridurre la forza di questa dinamica. Nutrita di quotidiana umiltà, ci porterà a scegliere il confronto quotidiano con gli altri su ogni nostro problema. Il secondo punto importante consiste nel non assolutizzare un bene fino a farlo diventare un idolo o una ideologia da trasmettere e talvolta imporre agli altri. Il terzo punto è coltivare in ogni momento l’ironia che insieme a tanta amicizia ci permetta di trasformare le nostre “tragedie in commedie” come insegna Lacan. Tutto sarebbe più facile e più leggero e le nostre istituzioni si trasformerebbero lentamente nel tempo da centri di potere – economico, politico, religioso – in spazi di servizio per questa complessa e dolorante umanità.
don Mario