Durante il mio ultimo soggiorno a Madre Terra ho molto riflettuto sul tema del bene comune. Nel suo piccolo Madre Terra vuole essere un laboratorio in cui una comunità di amici lavora insieme seguendo una logica alternativa a quella dominante. La terra, la natura sono lì a portata di mano. La chiamiamo “madre” perché in qualche modo risarcisce i giovani dall’assenza di una famiglia e di una comunità che li abbia accolti, formati e aiutati a inserirsi nella vita. Questa “comunità” nasce dalla messa in comune di tanti piccoli beni: materiali, spirituali, di intelligenza, creatività, di utopia e di sogni per il futuro. In realtà è molto difficile fare uscire questi giovani, schiacciati da tanta sofferenza, dal loro piccolo mondo individuale. Credere e partecipare a un progetto futuro insieme agli altri, è molto lontano dal loro pensiero preoccupato della sopravvivenza quotidiana.
Qualche cosa di simile viviamo anche noi del primo mondo. Difficilmente abbiamo consapevolezza della grande tavola imbandita della vita che noi troviamo pronta appena nasciamo. Essa è fatta di cultura, natura, relazioni, affetti, amicizie, idealità. Diamo per scontato che tutto ciò ci sia dovuto e ci appartenga e difficilmente lo pensiamo come un dono. Nel nostro cammino formativo, sia in famiglia che nelle istituzioni, è difficile incontrare chi ci aiuti con il proprio stile di vita a pensare, preservare e arricchire i beni comuni che noi utilizziamo. Infelicemente la valuta che gira nei nostri ambienti è quella di appropriarsi per il proprio interesse privato di ciò che incontriamo sulla nostra strada. Tutti abbiamo bisogno per vivere e crescere armoniosamente e serenamente di una famiglia, di una comunità, di una società strutturate su circuiti di bene e di positività, frutto del contributo intelligente e creativo di tutti.
Impegnarsi come poche e sagge persone fanno per il bene comune è andare contro corrente. Quando Gesù diceva: “tutte le volte che due o tre di voi si riuniscono nel mio nome” cioè nella ricchezza di relazioni che Lui simbolicamente rappresenta, ci suggeriva di sperimentare come il bene che Lui esprime si costituisce e si realizza per tutti. È un modello ideale di organizzazione comunitaria che fa fatica ad essere ritrovato nelle nostre comunità, persino in quelle che nel passato avevano il compito di realizzare questo grande ideale. Di questo per chi è interessato dirò qualcosa di più nell’inserto “psicologia e spiritualità”.
don Mario