La difficoltà che incontro questa volta nell’aprire il dialogo con voi è maggiore delle altre volte. Le implicazioni emotive e affettive legate alla Chiesa sono veramente tante. È una vita che vivo nella Chiesa e per la Chiesa. Mi sono formato a Roma, durante gli studi teologici, nel clima del Concilio Vaticano II. L’entusiasmo che vivevamo, noi giovani allievi della Gregoriana, si può paragonare all’alba radiosa di una bella giornata. Giornata che non è arrivata a compimento, ma presto è stata oscurata dal buio della notte. Grande è la mia sorpresa di fronte ai fatti di cronaca che parlano di abusi sessuali all’interno della Chiesa. Eppure sono abituato a condividere le difficoltà e la sofferenza di tanti confratelli. Anche se sono episodi isolati, le cui cause sono lontane nel tempo, sono il sintomo di un disagio grande e diffuso. Molti sacerdoti faticano nel loro servizio, per mancanza di strumenti adeguati a comunicare la ricchezza del Vangelo al mondo moderno in veloce trasformazione. Non voglio soffermarmi su questo disagio che tutti conosciamo, ma domandarmi e domandarci insieme quali siano i possibili percorsi da compiere per ridare spazio alla forza creatrice dello Spirito che vive in ogni cuore e in ogni comunità.
Vi consegno questo numero con una certa trepidazione ma anche con tanta fiducia. I diversi contributi sono tutti ispirati da un grande amore per la Chiesa. Ma quando diciamo Chiesa cosa intendiamo? Certamente siamo condizionati a considerare “chiesa” le strutture ufficiali e formali di cui ci parlano la televisione e i giornali. Ma c’è un’altra chiesa quella espressa dal pastore valdese Paolo Ricca nel paginone, che è trasversale e va oltre le mura delle istituzioni. È quella comunità che si riunisce intorno al nome di Cristo e fa suo il messaggio di amore che Lui è venuto a portarci. È questa la Chiesa in cui dobbiamo credere: la chiesa “communitas”. Il primo passo per un vero cambiamento. Dobbiamo credere che tutta la ricchezza della forza creatrice, lo Spirito Santo, sia presente in ognuno lì dove due o tre sono riuniti nel suo nome. Questo non può avvenire magicamente, ma solo dove si crea un’atmosfera di grande ascolto e di accoglienza delle persone e dei percorsi di espressione della ricchezza delle singole soggettività. È questo l’impegno di tutti noi, sacerdoti e laici, per un vero rinnovamento della Chiesa.
don Mario