Il termine che più spesso sentiamo ripetere in questi giorni è che dobbiamo “ripartire”. Certamente, ma per andare dove? Tornare dove eravamo è impossibile.
La pandemia ha rivelato non solo le insufficienze del nostro sistema sanitario, ma anche altre grandi emergenze: quella ecologica, quella sociale, con l’enorme numero di poveri, e soprattutto quella politica. Il sistema organizzativo dei singoli Stati non regge più. È necessaria come da molti auspicato, un’organizzazione mondiale e globale della politica, della fiscalità e della sanità.
Tuttavia ci sono anche cose belle che abbiamo imparato da questi momenti tristi. La prima cosa bella che abbiamo sperimentato in questi giorni è un rapporto diverso con il tempo: un tempo dilatato e non in continua accelerazione. un tempo per guardarci intorno, per scoprire spazi e dettagli a cui non facevamo caso. un tempo per guardarci con le persone care che incontravamo stanchi la sera. un tempo di silenzio per ascoltarci e per ascoltare gli altri. un tempo da dedicare a chi ci sta accanto per conoscerci di più, per capirci di più, per sentire parole, come nuove, che da sempre ci venivano dette. un tempo per la gentilezza e per la tenerezza.
La nostra quarantena a Civitella è stata prevalentemente agricola. Ci siamo dedicati all’orto e alla cura delle tante piante che hanno sempre bisogno di qualche intervento per crescere e fruttificare meglio. Abbiamo riscoperto il grande prodigio della terra che alimenta e accoglie tutto e tutti. Ci è ritornato il dolce nome di madre terra. La terra dà vita a una varietà enorme, a noi sconosciuta, di piante e di animali. Com’è bello sentire il calore e il valore di questa terra che prendiamo con le mani, che calpestiamo, che portiamo nei punti in cui ce n’è maggiormente bisogno. Il secondo dono di questo periodo è riscoprire la terra e la natura.
Sono tante altre le cose preziose che ognuno di noi può avere scoperto personalmente. Sono un piccolo tesoro da custodire con cura.