Il verbo perdonare è uno dei più difficili da coniugare nella nostra vita, se vogliamo esprimere il senso profondo del concetto di misericordia come ci viene trasmesso dalle sacre scritture. L’idea del perdono implica molto di più ed è legata con la compassione. “In confronto al perdono la misericordia è qualche cosa di più radicale. C’è in essa uno spostamento dello sguardo, del cuore e della sua sensibilità dall’io all’altro: mentre nel perdono mi ricordo del male che ho subito, nella misericordia sento soprattutto il dolore per il male che l’altro infligge a se stesso facendo del male. Oltre a generare la disponibilità a perdonare, la misericordia oltrepassa dunque la memoria del male ricevuto e si da come sentimento di vicinanza totale nei confronti dell’altro e di premura per la sua sorte. Questo sentimento evoca universalmente l’idea dell’amore materno… Non una sorta di pietismo patetico e inconsistente. Entra in gioco semmai una capacità di sentire gli altri, di sentire come loro, anzi, di sentire sé stessi insieme a loro”. (Roberto Mancini, Dalla disperazione alla misericordia). Èquesto il sentimento che traspare in modo sorprendente e illuminante nella parabola del Padre buono e della pecorella smarrita. Parabole che Gesù utilizza per trasmetterci l’atteggiamento di misericordia di Dio verso gli uomini che contrasta con tutta la logica del sacrificio e della riparazione che per anni ci è stata offerta come base teologica del nostro rapporto con Dio. Le conseguenze di questa affermazione sono tante, sia sul piano pastorale che sul piano spirituale. Di questa visione papa Francesco ha fatto il modello teologico di riferimento di tutto il piano pastorale del suo pontificato. Sarà l’impegno a nutrire la nostra interiorità di questi pensieri, che permetterà di farli diventare consapevolezza profonda e quindi uno stile fraterno nell’accogliere le fragilità nostre e dei nostri fratelli.
don Mario