Tutti noi partecipiamo a diversi gruppi e a diverse comunità. Molti sono gli ambiti di cui condividiamo i principi, le regole, le finalità, che ci permettono di realizzare e soddisfare alcuni nostri desideri e bisogni.
In questo quaderno facciamo riferimento, in particolare, alle comunità religiose cristiane.
Gesù nel suo impegno a trasmettere al mondo un’immagine diversa di Dio e ad attivare relazioni umane basate sulla fraternità, pensò di formare un piccolo gruppo di amici, con cui condividere questi ideali. Scelse delle persone semplici e a lui più vicine. Viveva nei pressi di un lago e i pescatori erano gli abitanti comuni del villaggio. Presto si unirono anche persone incontrate nei suoi spostamenti lungo la strada, comprese le donne che, in quel momento, avevano un ruolo marginale e subalterno nella società.
Voleva che i suoi amici condividessero gli ideali ma soprattutto l’impegno di portare un messaggio nuovo nel mondo. Un messaggio di amore verso tutti e di attenzione speciale verso le categorie più abbandonate e marginali: i poveri, gli ammalati, le vedove, i bambini.
Fu questo il modello di riferimento che ispirò i gruppi cristiani nei primi secoli.
Nel tempo si sono poi strutturate diverse e numerose forme di aggregazione. Queste antiche comunità ispirarono anche le varie forme di congregazioni e ordini religiosi che hanno fatto e fanno la storia della Chiesa.
Oggi le vecchie congregazioni sono sempre meno numerose e molte scompaiono. Però nascono contemporaneamente tante forme nuove di comunità, meno formali e più spontanee, intorno a figure carismatiche.
L’obiettivo che ha aggregato le persone è stato quello della solidarietà, il desiderio di essere presenti in modo efficace in aree degradate per risolvere i problemi di povertà, di malattia, di sopravvivenza. La parrocchia che era la struttura capillare sul territorio oggi viene sostituita o rinforzata da queste nuove forme di comunità, che suppliscono spesso alla carenza di sacerdoti.
Cosa rimane dell’idea che Gesù aveva di comunità con i suoi discepoli? Gli studiosi dicono che Gesù non aveva mai pensato a una grande istituzione, ma voleva un piccolo gruppo che, prima di tutto, stabilisse tra i membri rapporti di vera e profonda fraternità, che riscoprisse un nuovo modo di essere figli di Dio e che si impegnasse verso le persone più emarginate.
In questo difficile tempo della pandemia sono molte le forme di collaborazione che si creano per fronteggiare i numerosi bisogni prodotti da questa emergenza.
Cosa rimarrà di questa solidarietà dopo il covid? Auspichiamo che nascano forme nuove di vita fraterna. Grande è il bisogno di una spiritualità che accompagni tanta sofferenza.
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