Possiamo scommettere che il prossimo 21 gennaio sarà festeggiato con particolare solennità. Perché è la giornata mondiale dell’abbraccio e, dopo mesi di distanziamento sociale e isolamento, se potremo abbracciarci vorrà dire che la pandemia è passata e tutti avremo un motivo in più per regalarci questo gesto di affetto che ha tanti effetti benefici sul benessere fisico e psichico. Lo sapevamo anche prima, altrimenti non chiuderemmo messaggi e mail con “un abbraccio”, ma ora che ci è impedito sappiamo meglio quello che Paulo Coelho sintetizza così: «quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagniamo un giorno di vita». Guadagnare un giorno non significa necessariamente vivere un giorno in più, ma trovare un senso a quel giorno, renderlo unico e memorabile. I neuroscienziati, tuttavia, confermano che la frase di Coelho può anche essere presa alla lettera, perché abbracciare ed essere abbracciati riducono l’ansia e la pressione arteriosa, rallentano i battiti cardiaci, stimolano le aree cerebrali connesse alle emozioni aiutando il riconoscimento e l’elaborazione dei vissuti. non è un caso che nella cura di alcune malattie neurodegenerative, come ad esempio il Parkinson, alcuni studi consiglino gli abbracci, perché capaci di rilasciare le tensioni nervose e agevolare la circolazione cerebrale attivando neurotrasmettitori deficitari. Anche nella sofferenza emotiva, la vicinanza manifestata con un abbraccio trasmette sostegno e accoglienza, presenza che allontana il senso di solitudine e di angoscia. ma, è noto alle scienze mediche che, fin dalle primissime fasi della vita, gli abbracci sono fondamentali per lo sviluppo fisico, psichico, emotivo dei neonati, tanto che coloro che ne avranno ricevuta una buona dose godranno di risorse empatiche e relazionali tali da presagire un’esistenza serena, mentre coloro che ne sono stati deprivati ne risentiranno negativamente rischiando di rimanerne condizionati anche da adulti.
Se la carenza di cui soffriamo oggi ci porta a soffermarci su questo gesto, attivatore del cosiddetto “ormone dell’amore” (la dopamina) in misura anche maggiore dei baci, un buon consiglio può essere la lettura del saggio La scienza degli abbracci (Franco Angeli, 2019), nel quale il neuroscienziato Francesco Bruno e la biologa Sonia Canterini hanno indagato su quanto questa «forma intima, non verbale e non sessuale, di contatto fisico sia di aiuto alla salute delle persone». A livello sociale, questo gesto trasmesso attraverso l’organo più diffuso che abbiamo, la pelle, è capace di rafforzare i legami, di rendere i legami tra le persone più sinceri e fedeli. Ce lo ha detto con tutta la sua grazia una grande poetessa, Alda merini:
C’è un posto nel mondo
dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato,
per quanta emozione provi,
dove il tempo si ferma
e non hai più l’età;
quel posto è tra le tue braccia
in cui non invecchia il cuore.