Quante volte sentiamo dire: «Non mi assumo responsabilità» o «non voglio avere responsabilità».
Raramente sentiamo e quasi ci commuovono le parole: «è mia la responsabilità, ne rispondo io». È interessante andare alla radice della parola. Deriva dal latino respondere, rispondere. Respons-abilità è l’abilità di dare risposte, di riconoscere e accettare che i nostri pensieri, le nostre emozioni, i nostri atteggiamenti possono produrre determinati risultati.
Essere responsabile di qualcosa significa rispondere delle proprie azioni e degli esiti che ne seguono. Essere responsabile significa avere un legame con gli altri. Essere responsabile significa saper dialogare con se stessi e riconoscere se si dispone delle capacità necessarie per farsi carico di qualcosa e portarlo a compimento.
Prendersi in carico una qualsiasi cosa, presuppone anche la possibilità di un fallimento e di un possibile danno all’autostima. Quanto ci sentiamo in grado di farci carico di un cambiamento riguardante la nostra persona? Il concetto di responsabilità è direttamente collegato all’autostima e all’immagine che abbiamo di noi stessi, all’idea che abbiamo delle risorse personali per affrontare la relazione con il mondo.
Essere responsabili significa migliorare costantemente la qualità di ciò che facciamo attraverso l’assunzione del controllo delle proprie azioni (correndo dei rischi), smantellando la “cultura degli alibi”. Il focus è su se stessi, sulla volontà di cambiamento e sul desiderio di incidere sulla realtà. Occorre capire qual è il limite entro il quale c’è influenza sul contesto esterno e bisogna tener sempre presenti i vincoli e le condizioni sulle quali non possiamo esercitare controllo.
(Giulio Sciacca, blog personale) «La vita pone continuamente delle domande, ogni giorno e ogni ora, domande alle quali ci tocca rispondere, dando una risposta esatta, non solo in meditazioni oppure a parole, ma con un’azione, un comportamento corretto.
Vivere, in ultima analisi, non significa altro che avere la responsabilità di rispondere esattamente ai problemi vitali, di adempiere i compiti che la vita pone a ogni singolo, di far fronte all’esigenza dell’ora. Quest’esigenza, e con essa il significato della vita, muta da uomo a uomo, di attimo in attimo». (da Viktor Frankl, Uno psicologo nei lager).