Non si può vivere senza saggezza. I saggi reggono il mondo, dicono quasi tutte le religioni. La modernità però stenta a crederlo e per questo è ossessionata dal bisogno di sicurezza.
Argomento di questi pensieri non è però la critica alla modernità, bensì un invito alla saggezza; un invito ad accettare la sfida di gioire nel senso profondo della vita, ed è questo ciò che tutte le tradizioni hanno inteso per saggezza. Vivere un’esperienza nella quale non vi è scissione fra conoscenza e amore, anima e corpo, spirito e materia, tempo ed eternità, divino e umano, maschile e femminile…: vivere l’armonia di tutte le polarità dell’esistenza. È un invito personale che molto spesso non osiamo accettare. La fede non è una dottrina, ma l’apertura a questo rischio.
In molte tradizioni la saggezza è rappresentata come una dama, a volte come una regina. […] Questa dama di nome saggezza venne monopolizzata sia in Oriente che in Occidente dagli specialisti. Teologi e brahmani, filosofi e mandarini, sacerdoti e dottori pretesero di poterne disporre e di avere un accesso particolare alle sue stanze; qualche volta si abbassavano a informare il popolo su ciò che la saggezza aveva rivelato loro, e prescrivevano addirittura alle scienze che cosa ricercare e insegnare. […] Il saggio non svolge una professione, come il re, il sacerdote o lo scienziato. Non ha alcun potere, come quello dello Stato, di Dio o della scienza. Ha invece un’autorità, che può fare di lui un consigliere, autorità che ha un’origine completamente diversa. […] La saggezza rende felici, dà gioia: è il luogo dove l’uomo si sente a casa, dove può essere se stesso e pertanto felice. Il criterio della saggezza, il suo frutto immediato, è la gioia: ananda, charis, beatitudo, beatitudine.
Siamo responsabili di questa felicità. […] Perché siamo responsabili della nostra felicità? Un’antropologia metafisica risponderebbe semplicemente: il fine della natura umana, anzi di ogni natura, è la beatitudine. Se non la raggiungiamo, significa che non stiamo camminando nella direzione giusta. Il regno della saggezza, paradossalmente, è accessibile a tutti, poiché trascende il mondo dei sensi e dell’intelletto; il suo posto è la mistica. […] La saggezza è sempre stata la ricchezza della gente semplice.
(Raimon Panikkar, La dimora della saggezza)