Omelia
Gesù voleva comunicare delle cose semplici ma nello stesso tempo complesse. Voleva parlare della comunità umana alternativa, che lui chiama Regno di Dio. Nel suo cuore e nel suo pensiero portava questo sogno: che tutto il mondo potesse diventare un mondo di amici.
Gesù ha davanti questa immensa folla, si siede e non parla con ragionamenti complicati come spesso facciamo noi preti. Cerca delle immagini significative. Che cosa voleva comunicare a quelli che lo ascoltavano e anche a quelli che erano lontani e in qualche modo anche a noi? Voleva dare l’idea di che cosa è questa comunità diversa che lui sognava. Per esprimere la potenza di tutto questo, cosa fa Gesù? Utilizza delle immagini, prese dall’esperienza concreta, della vita, di quelli che lo ascoltavano, che erano degli agricoltori: il seme, il contadino che butta il seme.
Oggi a mio parere Gesù pensava a due realtà: il mistero della vita e il mistero della comunità dei discepoli.
Partiamo dal primo pensiero: il mistero della vita. Noi spesso siamo superficiali non pensiamo che siamo immersi in questo enorme mistero che è la vita. Come nel seme è difficile capire quali forze lo muovono e lo fanno crescere, così nella nostra vita sono tante le cose, che noi non cogliamo, molte volte piccole cose, piccoli dettagli, che alimentano la nostra vita. Pensate al respirare, non ci facciamo caso ma se ci fermiamo di respirare, non si può più crescere, non si può andare avanti. Dobbiamo tentare di entrare nel mistero della vita, come la forza del piccolo seme. Piccole cose, sono tanti i piccoli dettagli che fanno crescere la vita dentro di noi e intorno a noi.
L’altra similitudine cui accenna Gesù è il mistero della comunità di amici che lui sognava. Anche questa è un mistero fatto da piccole cose, da piccoli dettagli. Senza che ce ne accorgiamo, in modo impercettibile, costruiamo tutti insieme questa comunità di amici.
Oggi ci accompagna un bellissimo salmo di lode al Signore. Che merito abbiamo noi di vivere?
Salmo 91
RIT: È bello rendere grazie al Signore.
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.
Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c'è malvagità.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura”.
Diceva: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra”.
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.