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Domenica 15 agosto 2021

Omelia

Questa è una domenica un po’ speciale perché, al centro della liturgia, c’è questa figura della mamma del Signore.
Anzi, nel vangelo, leggeremo che al centro di tutto vi sono due donne: Maria e sua cugina Elisabetta. Due umili e povere donne che portavano dentro di se qualche cosa, che avrebbe cambiato la storia del mondo. E’ interessante come, dalla loro umiltà, dalla loro semplicità, possa venire un gran bene a tutti. E’ una lezione per noi il capire che le cose grandi nascono dalle cose semplici, ma soprattutto nascono quando vi è l’azione del Signore.
L’altro elemento della festa di oggi è quello della gioia. Noi non ci pensiamo mai abbastanza, ma la gioia è un sentimento dell’anima che ci dovrebbe accompagnare sempre, direi quasi permeare la nostra stessa struttura fisica, le nostre stesse cellule. Dovremmo essere delle persone gioiose, perché siamo incamminati verso la vita e la vita piena, come Gesù ci ha promesso. Dovremmo avere questa consapevolezza e invece siamo sempre un po’ lagnosi, un po’ tristoni e scontenti.
Godere profondamente di tutto il bene enorme che ci è stato dato, dovrebbe riempirci di gioia. Questa gioia è un dono che dovremmo fare alle persone che abbiamo accanto a noi.
E’molto bello l’incontro tra queste due donne che si scambiano motivi di gioia.

In questa festa qual è il pensiero che possiamo portare con noi e che ci accompagnerà nella settimana che inizia?
La vita, che loro rappresentano nella figura di Gesù, è stata data anche a noi e come Maria sarà assunta in cielo.
Che significa in cielo? Che cosa è il cielo? Nessuno è capace di dirlo. Questa realtà dove il conflitto continuo tra la vita e la morte, che è sulla terra, non c’è più e c’è la vita piena. Allora il nostro obiettivo, come Maria, è di essere anche noi, alla fine della nostra esistenza, destinati a questo cielo dove c’è gioia, dove la vita è piena.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-56)
 
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signore