Omelia
Oggi sentiremo parlare di qualche cosa che è a noi estraneo: il sangue. Dobbiamo fare un piccolo sforzo per metterci nella cultura ebraica ed entrare nella loro mentalità. Come prima cosa la cultura ebraica era una cultura contadina che aveva a che fare con gli animali. Il sangue era quindi un elemento importantissimo, perché rappresentava la vita.
Nella prima lettura Mose’, per dare maggior forza al patto che faceva con Dio, ma soprattutto per raccontare i comandamenti del Padre, uccide degli animali e cosparge di sangue le pietre dell’altare.
Il sangue era un elemento simbolico molto importante, ancora oggi diciamo “fare un patto di sangue” per parlare di qualche cosa di fondamentale.
Nel vangelo di oggi leggeremo che Gesù nell’ultima cena parla di sangue: questo è il calice del mio sangue.
E’ necessario fare una riflessione molto raffinata e complessa. Ogni domenica ripetiamo le parole del Signore, nella celebrazione della messa. Perché lo facciamo? Se comprendiamo bene il valore del patto di sangue, di cui parla la scrittura, sarà per noi più facile partecipare alla liturgia domenicale.
Nel vangelo si parla di pasqua, una festa molto importante per gli ebrei, perchè ricordava la liberazione dall’Egitto e il cammino nuovo che si apriva per loro. Gesù ripercorre anche lui il percorso degli ebrei, ma fa qualche cosa di nuovo. Non uccide un animale per offrire un sacrificio, ma prende un elemento quotidiano, il pane e lo spezza e prende il vino che normalmente usavano.
Quale è il messaggio nuovo che Gesù voleva dare ai suoi discepoli? Come io sono stato pane spezzato per tutti, sono stato vita e alimento per tutti, ho portato pace, gioia, serenità e fecondità, così anche voi, che siete miei discepoli, dovete fare la stessa cosa. Dovete essere pane spezzato per gli altri, pane che diventa alimento, che diventa vita. Noi ogni domenica rifacciamo questo gesto che ci serve per entrare in questa logica di Gesù: diventare ogni giorno pane, pane fresco che alimenta la nostra vita, la vita dei nostri amici e delle persone che incontriamo.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 14,12-16, 22-26)
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Parola del Signore