di Carlo Molari su mosaicodipace di marzo 2022
Riflessione svolta da mons. Carlo Molari il 28 settembre nella chiesa di S.Marco durante l’incontro mensile di preghiera per la pace.
Per capire cosa il Signore ci chiede questa sera, quale conversione dobbiamo decidere, credo sia necessario chiarire come mai questa pagina del Vangelo (Mt. 5,38-48) sia stata per questi lunghi secoli così trascurata. Si sono trovate delle giustificazioni per continuare a scatenare guerre contro i nemici. In secondo luogo, è necessario chiederci qual è il fondamento di un invito fattoci da Gesù in modo così chiaro e radicale.
Queste sono le due domande a cui vorrei cercare di rispondere questa sera per cercare insieme a voi cosa il Signore ci chiede, quale conversione dobbiamo realizzare.
Alla prima domanda, quali sono le ragioni per cui questa pagina è stata deformata, ci sono molte risposte; sono le scuse che abitualmente si portano quando ci si trova a dover amare persone che fanno del male o che sono considerate nemici, per un motivo o per l’altro.
– Facilmente si sente dire che questa pagina è una esagerazione letteraria, che é impossibile da attuare perché è contro natura amare chi ci fa del male. Non è vero che è contro natura amare chi ci fa del male, è contro una fase particolare della nostra esistenza. Io non direi neppure che è possibile vivere questa pagina solo con la grazia di Dio o in una prospettiva soprannaturale, perché la vita stessa è grazia e la vita esige che si giunga a questo atteggiamento.
Certo c’è una fase dell’esistenza in cui non è possibile, perché nessuno nasce capace di amare, nessuno nasce capace di perdonare, nessuno nasce capace di fare comunione, nessuno nasce capace di morire. Quindi c’è una fase della nostra esistenza in cui è impossibile vivere questa pagina del Vangelo.
Si può dire anzi qualcosa di più, cioè che c’è una fase della storia dell’umanità, cioè la fase infantile e adolescenziale della storia umana, in cui è stato impossibile. Ma proprio per questo Gesù ha affermato “E’ stato detto… ma io vi dico”, che significa “fino ad ora non è stato possibile, oggi lo diventa”.
E questo ‘oggi’ dura a lungo, è chiaro, perché non basta un profeta, non basta un martire, non basta un annunciatore della Parola, per modificare improvvisamente le situazioni culturali, cioè il cuore degli uomini.
Gesù rappresenta un avvio, un inizio, ma l’oggi in cui diventa possibile amare i nemici è il nostro tempo. Realmente oggi è possibile un salto di qualità nel rapporto tra i popoli; prima non era possibile.
Allora quello che ci è chiesto non è individuare le ragioni per cui questa pagina è stata deformata e si sono trovate le giustificazioni per continuare ad uccidere, a fare le guerre; se siamo qui è per capire l’oggi in cui è diventato possibile vivere in un modo nuovo questo comandamento di amare anche i nemici.
– C’è chi dice: amare i nemici è una forma di eroismo che non può essere chiesta a tutti. E’ un eroismo come il saper morire, ma il saper morire è chiesto a tutti: nessuno nasce a cui non sia chiesto di imparare a morire. Se è un eroismo imparare a morire, allora è un eroismo quotidiano a cui tutti debbono pervenire. Così è per l’amore per i nemici: se è eroismo, è eroismo necessario, è la vita che lo richiede.
– Altri dicono che questo comandamento vale per i singoli, ma non per i popoli: ai singoli è chiesto di perdonare coloro che offendono, ma i popoli non sono costretti a questo, anzi devono difendere la patria, la giustizia… si sono sempre proposti ideali elevatissimi per giustificare atti crudeli e scelte barbare.
Non è vero che questo comandamento vale solo per gli individui: anche i popoli debbono perdonare e amare i nemici, anche i gruppi, anche le famiglie; altrimenti anche la mafia sarebbe giustificata, anche la camorra, che è odio di gruppo e difesa di presunti diritti. 0 questo precetto vale per tutte le situazioni e per tutti i gruppi o non vale per nessuno.
E se oggi riconosciamo che vale per i gruppi, occorre dire che vale per l’umanità intera. E’ oggi che diventa necessario fare questo salto di qualità per la pace. Non è più possibile oggi pensare alla pace, se da qualche parte si sostiene ancora la possibilità di odiare qualcuno o di prendere le armi e di avversare gli altri violentemente.
– Altri ancora dicono che amare i nemici è possibile, ma con i limiti che impone la giustizia, per cui in certe situazioni è possibile fare del male agli altri e violentemente opprimerli, per difendere un bene maggiore.
Questo è un cavillo molto chiaro, perché ogni volta che un bene viene compromesso, viene compromesso per tutti, e se ci sono situazioni in cui, in nome di un bene superiore, si esercita violenza, questa violenza ricade su tutti. Molti mali della nostra società occidentale derivano precisamente da queste ingiustizie nascoste che vengono perpetrate in nome di ideali superiori. Non si può bluffare con la vita. E ogni volta che la si tradisce in un aspetto, tutta la vita viene tradita. Allora scoppiano i bubboni della droga, della violenza organizzata, della sopraffazione… Non sono, queste, espressioni della malvagità di alcuni solamente, sono espressione di mali diffusi in tutte le nostre case, nei nostri gruppi, nelle nostre comunità, di mali nascosti che non vengono messi in luce e non vengono combattuti.
E veniamo alla seconda domanda: qual è il fondamento di questo precetto? Alcune volte si indicano fondamenti a mio giudizio non sufficienti.
– Alcuni dicono: dobbiamo perdonare per imitare Cristo, che sulla croce ha perdonato. E’ vero, Cristo ha perdonato, ha amato coloro che lo uccidevano, che si opponevano all’annuncio del Regno; ma non è sufficiente l’esempio.
Se il criterio dell’esempio fosse sufficiente, noi dovremmo limitarci a fare quello che Gesù ha fatto, mentre ha detto che da noi sarà richiesto qualcosa di maggiore. E certamente ci sono situazioni in cui dobbiamo fare cose diverse da quelle che ha fatto Gesù, dalle scelte da lui compiute; Gesù ha scelto a seguirlo solo ebrei maschi, Gesù non è uscito dall’ambito della sua regione.. .sono tutte scelte compiute per determinate circostanze culturali e storiche, che non possono essere assunte. Quindi il criterio dell’esempio è inadeguato, è insufficiente per i salti qualitativi dell’amore che oggi ci sono richiesti.
– Alcuni si richiamano al comandamento di Dio: se Gesù ci ha chiesto questo in nome del Padre, dobbiamo farlo. Per qualcuno questa motivazione può essere sufficiente, soprattutto nelle fasi prime del cammino della vita. Ma arriva il momento, nella nostra esistenza, in cui la legge non basta più alle scelte da compiere; sia perché la legge nasce sempre da esperienze del passato, sia perché ci sono delle dimensioni dell’esistenza in cui la scelta può essere compiuta solo per oblatività e non per imposizione giuridica.
L’amore ha ambiti di questa natura. Non si può dire “devi amare perché è un comandamento”, è necessario indurre l’amore con la propria vicinanza e suscitare energie di vita indicando qual è il fondamento.
E’ a questo che dobbiamo giungere: qual è il fondamento di questo precetto? Gesù dice “perché siate figli del Padre vostro”. Che vuol dire essere figli del nostro Padre? Significa esprimere nella nostra situazione l’amore di Dio, la forza di vita che viene da Lui. Perché l’amore di Dio non è efficace nel mondo, non attinge nessuno, se non s’incarna, se non diventa gesto di uomini, scelta di comunità, decisione di popoli. E’ la legge dell’incarnazione, che è al centro della nostra vita. Che vuol dire la legge dell’incarnazione? Che la perfezione di Dio non è visibile per noi, che la sua parola non è udibile, che il suo amore non è efficace, se non si traduce in gesti di uomini, in scelte di popoli. Nessuna madre mette al mondo il figlio e lo abbandona alla provvidenza di. Dio perché Dio lo ama: il figlio muore se non è avvolto dall’amore dei suoi. Non perché Dio non lo ama, ma perché l’amore di Dio non può pervenirgli se non diventa parola, sorriso, gesto di persone che gli stanno accanto. Ma questa legge vale per tutti gli aspetti dell’esistenza: se c’è uno che sbaglia, se riteniamo che i nostri nemici abbiano fatto delle scelte errate, il modo per ricondurli sulla via della vita è quello di amarli in modo così ricco da far loro pervenire forza nuova, energia che cambia. E’ l’unica via. Non possiamo abbandonarli all’amore di Dio e alla sua giustizia, perché l’amore di Dio, la sua giustizia, non può pervenire a nessun uomo se non trova luoghi e spazi di emergenza nella nostra storia.Se quindi riconosciamo che oggi ancora poca gente riesce ad amare i nemici, e riteniamo che questa è la legge fondamentale per la pace oggi, che è il salto di qualità che l’amore deve compiere nel mondo, noi dobbiamo questa sera impegnarci tutti insieme a moltiplicare nel mondo luoghi di emergenza dell’amore oblativo di Dio, della sua misericordia e del suo perdono: comunità, gruppi, in cui l’amore viene vissuto in modo così oblativo che diventi chiaro a tutto il mondo che è possibile giungere alle forme radicali dell’amore, come l’amore dei nemici. Questo ci è chiesto, e questo vogliamo, questa sera, proporre insieme.