di Nello Scavo in Avvenire del giovedì 22 aprile 2021
Le autorità europee sapevano da due giorni che nel Canale di Sicilia c’erano 3 barconi messi in mare dai trafficanti libici. Ecco la ricostruzione ora per ora. Tra silenzi, omissioni e scaricabarile.
Centotrenta morti per un’altra strage annunciata. Tutte le autorità europee sapevano da due giorni che nel Canale di Sicilia c’erano 3 barconi messi in mare dai trafficanti libici. Eppure nessuno ha inviato navi per soccorrere i migranti in balia del mare grosso.
Sono durissime le parole, il giorno dopo la tragedia, della portavoce dell’Oim, l’organizzazione dell’Onu per i migranti, Safa Mshli: “Gli Stati si sono opposti e si sono rifiutati di agire per salvare la vita di oltre 100 persone. Hanno supplicato e inviato richieste di soccorso per due giorni prima di annegare nel cimitero del Mediterraneo. È questa l’eredità dell’Europa?”.
Per la prima volta da molti anni, tre navi commerciali hanno deciso di unirsi alla Ocean Viking di Sos Mediterranee nella ricerca dei dispersi. I mercantili non sono stati coordinati da nessuna delle centrali di soccorso, a causa del solito scaricabarile tra Tripoli, La Valletta e Roma. Nell’area sono transitati anche velivoli di Frontex, ma nessun messaggio di allerta è stato diramato e la cosiddetta Guardia costiera libica, dopo essere intervenuta per intercettare un barcone con un centinaio di persone, non ha inviato nessuna delle motovedette di cui dispone a pattugliare l’area.
“Siamo arrivati troppo tardi sul posto”, hanno detto alcuni dei marittimi che hanno raggiunto l’area dove ora stanno cercando di recuperare i cadaveri.
“Un altro naufragio aumenta il numero di morti nel Mediterraneo centrale”, ha reagito Flavio Di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo dell’Organizzaione per le migrazioni dell’Onu (Oim). “Con un sistema di pattugliamento in mare chiaramente insufficiente Ocean Viking e 3 mercantili erano da soli nelle operazioni di ricerca e soccorso. Una situazione inaccettabile”.
“Quando sarà abbastanza? Povere persone. Quante speranze, quante paure. Destinate a schiantarsi contro tanta indifferenza”, ha scritto su twitter Carlotta Sami, portavoce dell’alto commissariato per i rifugiati (Unhcr-Acnur).
Sea Watch: la Ue e Frontex sapevano, ma hanno negato il soccorso
Sea Watch international, la ong impegnata nel salvataggio di migrati nel Mar mediterraneo, ha pubblicato una foto dell’equipaggio della Sea Watch 4 che ha osservato un minuto di silenzio per commemorare le vittime. “Centotrenta persone annegate. Le autorità dell’Ue e Frontex sapevano della situazione di emergenza, ma hanno negato il soccorso. La Ocean Viking è arrivata sul posto solo per trovare dieci cadaveri”.
Secondo alcune informazioni, ieri nell’area transitava un altro mercantile, che avrebbe potuto raggiungere per primo il barcone alla deriva, ma nonostante le richieste via radio e i ripetuti Sos lanciati da Alarm Phone ha preferito andare oltre.
La nota di Frontex solo 24 ore dopo
Solo dopo 24 ore, a tarda sera di venerdì, Frontex ha diramato una nota in cui si dicono “profondamente rattristati da questa tragedia” e incolpano gli scafisti di aver stipato “persone disperate su una barca inadatta alla navigazione in condizioni meteo terribili e le hanno spinte in mare, mettendo i profitti al di sopra della vita”. L’agenzia di controllo europeo nega di aver ignorato gli allarmi, anzi riferisce di avere “immediatamente allertato i centri di soccorso nazionali in Italia, Malta e Libia, come previsto dal diritto internazionale” ed avere “emesso diverse chiamate di soccorso sul canale radio marino di emergenza per allertare tutte le navi nelle vicinanze a causa della situazione critica e del maltempo”.
La nuova Guardia costiera libica
A Tripoli negli ultimi mesi è stata potenziata, su spinta italiana, una nuova guardia costiera, denominata “Gacs”, che risponde al ministero dell’Interno. I guardacoste della Marina militare libica, infatti, sono oramai sotto il controllo dei “consiglieri militari” inviati dalla Turchia, nonostante i pattugliatori siano in gran parte stati donati ed equipaggiati dall’Italia. L’addestramento del “Gacs” avviene in parte a Gaeta, da parte della Guardia di finanza. Recentemente uno degli ufficiali libici giunto in Italia non ha fatto rientro nel suo Paese ed è tuttora ricercato.
Appena due settimane fa il premier Mario Draghi si era recato in Libia incoraggiando la guardia costiera libica che aveva ringraziato per i “salvataggi”. Tuttavia nei giorni successivi il presidente del Consiglio aveva lasciato intendere che nei colloqui a porte chiuse con gli omologhi a Tripoli l’Italia ha posto delle condizioni per il rispetto dei diritti umani fondamentali.
Dal mare, ancora una volta, è arrivata una risposta diversa.
La sequenza dei fatti e delle comunicazioni annotate da Alarm Phone sono un atto d’accusa
Mercoledì, ore 14:11. Il Coordinamento dei soccorsi da Roma “ci ha detto in una conversazione telefonica che avremmo dovuto informare le “autorità competenti” ”, cioé la Libia. “Solo alle 14:44 siamo riusciti a contattare un ufficiale libico che ha dichiarato di essere a conoscenza di tre barche e che la motovedetta “Ubari” le stava cercando” nelle posizioni indicate nell’immagine che segue.
Alle 16:15, 17:16 e 19:15 “abbiamo anche informato le autorità del panico a bordo e del fatto che le navi mercantili si trovavano nell’area”. Per tutto il tempo gli operatori del centralino d’emergenza civile sono rimasti in contatto con i migranti alla deriva.
Ore 19:15. “Abbiamo informato le autorità che le persone in difficoltà potevano vedere un aereo, che riteniamo fosse l’aereo di Frontex Osprey”. La traiettoria del volo di sorveglianza europeo è stata registrata dal giornalista Sergio Scandura, di Radio Radicale, come mostra la mappa qui di seguito.
Un’altra ora se ne va senza che nessuno sopraggiunga. Sessanta minuti i cui rintocchi sono una condanna a morte. Oramai è buio fitto e dal primo Sos lanciato al mattino sono trascorse quasi 12 ore.
Ore 20:15. “Abbiamo contattato per l’ultima volta le persone in difficoltà, ma la chiamata è stata interrotta prima che potessimo scambiare informazioni. In conversazioni precedenti – riferisce Alarm Phone – avevano ripetutamente affermato che la batteria del loro telefono satellitare stava per esaurirsi”.
Ore 20:52. Una nuova telefonata con Mrcc Italia. Abbiamo spiegato che non siamo quasi mai riusciti a raggiungere le autorità libiche. L’ufficiale italiano ha risposto: “Stiamo facendo il nostro lavoro, chiamateci se avete nuove informazioni”.
Ore 22:22. Finalmente a Tripoli qualcuno risponde al telefono. “L’ufficiale libico ci ha detto che non avrebbero cercato la barca in pericolo perché le condizioni meteorologiche erano pessime. Abbiamo scoperto che la cosiddetta Guardia Costiera libica aveva intercettato un’altra barca, la cui allerta era stata lanciata sempre da Alarm Phone, che trasportava circa 100 persone”, tra cui la donna e il bambino tornati a terra oramai senza vita.
Ore 22:55. Alarm Phone contatta ancora Roma: “abbiamo informato l’Italia che la cosiddetta Guardia Costiera libica non avrebbe condotto un’operazione di ricerca”.
L’intera notte trascorre nel silenzio di ogni comunicazione.
Giovedì, ore 7:30. Nuova telefonata al comando italiano: “Chiedendo un’azione immediata. L’ufficiale italiano ha detto: “Chiamaci se hai nuove informazioni, sappiamo della barca”.
Ore 7:53. Viene inviata una email a tutte le autorità e a Frontex “richiedendo un’operazione aerea e di guidare per le navi in transito verso la barca in pericolo”, dove già c’erano i mercantili “Vs Lisbeth”, “Alk” e “My Rose”, oltre alla Ocean Viking di Sos Mediterranee.
Ore 8:49. Dopo un nuovo messaggio Frontex finalmente risponde: “Gentile Signore/a, grazie per la vostra e-mail. Si informa che Frontex ha immediatamente inoltrato il messaggio alle autorità italiane e maltesi”.
Ore 10:42. Le autorità libiche negano di essere a conoscenza dell barcone in pericolo
Ore 11:31. Tripoli ribadisce di non avere informazioni nonostante le email e i contatti telefonici precedenti. “Hanno anche affermato – riferisce Alarm Phone – che l’Italia aveva chiesto loro di dare il permesso alle navi mercantili di condurre un’operazione di salvataggio, permesso che era stato accordato. Poi hanno ripetuto che non erano usciti in mare e non lo avrebbero fatto a causa del maltempo”.
Ore 17:08. Alarm Phone riceve un’e-mail da Ocean Viking, indirizzata anche alle autorità: “Avevano trovato i resti di un naufragio e diversi corpi, senza alcun segno di sopravvissuti. L’aereo “Osprey 1″ di Frontex era sulla scena”. All’orizzonte nessuna motovedetta libica.
Safa Msehli, portavoce dell’agezia Onu per i migranti (Oim), da Ginevra verga sei parole: “Lasciati morire in mare. L’umanità è annegata”.