il senso delle origini
di Arturo Paoli
E’ una costante del Vangelo la scoperta della vera religiosità, del vero amore fuori dai quadri ufficiali, nel mondo dei ripudiati, delle persone messe al bando. Nonostante questa scelta del Signore, troppo costante per essere considerata un dettaglio, continuiamo a formare la mentalità del privilegiato, dell’eletto, del separato. Mentalità che suppone una condanna e un disprezzo per tutti quelli che restano fuori. Il messaggio nuovo che Gesù vuol dare a Israele del suo tempo, è quello trasmesso sinteticamente alla samaritana: «Viene il tempo, anzi è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché il Padre così vuole i suoi adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità» (Gv 4,23-24).
La domanda della samaritana rivela subito un vuoto: «I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che il luogo dove bisogna adorare è in Gerusalemme». Voi ci avete portato via Dio, il Padre. È questa una delle radici profonde della disperazione: sentirsi senza Padre. La disperazione lavora dentro senza prendere forma chiara, però mina tutte le decisioni e le determinazioni della persona. L’uomo senza padre è un uomo cui manca il senso delle origini, la dimensione del passato e quindi tutti i messaggi gli arrivano senza una garanzia, senza un responsabile. Ha una tendenza alla ribellione, all’anarchia, al nomadismo. Al di là della scena del mondo, per lui non c’è niente e nessuno. Può aver fede nel dopo, nel domani ma perché una fede sia profonda bisogna che sia ancorata nel passato. La sicurezza dell’oggi viene dalla sicurezza che esso germina dal passato e il Padre ne è il garante visibile e simbolico. Senza il senso del Padre manca la sicurezza nell’azione e questa insicurezza si traduce in forme sproporzionate che arrivano alla violenza e alla soppressione di tutto quello che può apparire come sostituzione del padre.
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