Vai all'archivio : •

Spazio

La distanza tra due o più persone quando entrano in contatto tra loro, la disposizione dell’arredamento a casa o in ufficio, l’organizzazione degli spazi tra coloro che vivono sotto le stesso tetto, l’architettura di una città: questo insieme di elementi riguarda l’organizzazione degli spazi, riflette la personalità degli individui, varia da persona a persona, da popolo a popolo, da cultura a cultura. non solo, perché anche gli animali organizzano i loro spazi secondo principi analoghi: sono in grado di stabilire l’ampiezza del territorio necessario per la loro sopravvivenza, di capire quale distanza debbono tenere dai loro nemici, quando possono invadere il territorio nemico e quando invece debbono ritirarsi. Per gli umani, che sono animali sociali e che hanno sempre vissuto in gruppi, l’abilità di riconoscere chi si può avvicinare e chi deve essere tenuto a distanza, è stata fondamentale nel processo evolutivo della propria storia.
Questo insieme di principi, sommariamente descritto, costituisce un complesso linguaggio non verbale, elaborato sulla base di esigenze primarie, che un antropologo americano ha definito “prossemica”: lo studio delle modalità «con cui l’uomo struttura inconsciamente i microspazi» (edward Hall).
Si definisce “spazio vitale” o prossemico quello entro il quale una persona si sente a proprio agio, e ha una misura precisa: circa 70 centimetri, in ogni direzione. normalmente una persona si sente a disagio se qualcuno viola questo spazio, come accade negli ambienti sovraffollati che generano nervosismi e tensioni.
Il disagio può essere più o meno accentuato, a seconda che una persona tenda all’introversione (soffrirà di più dalla invasione del proprio spazio vitale) o alla estroversione (tollererà più facilmente la vicinanza di altri individui). Influiscono sulla misura soggettiva della “distanza prossemica” anche altri fattori, quali l’etnia di appartenenza, il sesso, l’ambiente, lo stato d’animo del momento. […]