LEGGERSI DENTRO, ALLA LUCE DELLA BIBBIA
I RACCONTI DELLA VITA DI ABRAMO
1. Genesi 11,1-9
Vi invitiamo ad aprire personalmente la Bibbia, leggere il brano con pazienza e provare a riflettere e interrogarlo. Per questo indichiamo il testo senza trascriverlo.
Spunti di riflessione:
Ci troviamo nel libro della Genesi. Dopo i racconti mitologici della creazione del mondo, Adamo ed Eva, Caino ed Abele, Noè e il diluvio, siamo alla narrazione di come gli uomini hanno popolato la terra.
L’episodio narrato in questi primi versetti del capitolo 11 è noto come il racconto della torre di Babele.
Babele o Babilonia è una città il cui nome significa confusione.
Gli uomini di Babele decidono di costruire una torre la cui cima, la cui testa tocchi il cielo.
Essi vogliono farsi un nome, elevarsi in alto, fino a raggiungere il luogo dove abita Dio.
Per raggiungere l’obiettivo, lavorano come fossero un uomo solo, uniformati nel lavoro e nell’ambizione, pagando il prezzo di rinunciare alle differenze e alla soggettività individuale.
S’intravede in filigrana il rischio di trovarsi in breve tempo sottomessi e sacrificati al volere di un solo uomo, che li rappresenta tutti perché tutti s’identificano in lui: un re potente, un dittatore, un faraone. Non è certo a caso che in Gen. 10,9-11 troviamo anticipato il nome del re forte e potente che è alla testa della città.
E Dio scende a vedere di persona cosa succede.
Quale immagine di Dio ci viene presentata?
Dio scende per punire? Dio vuole impedire agli uomini un progetto di convivenza nell’unità e nell’armonia?
Sembra preoccupato di cosa potranno combinare gli uomini, nell’abitare la posizione di onnipotenza, rappresentata dalla torre.
C’è un altro episodio nella Bibbia, dove il verbo scendere è indicativo del comportamento di Dio: Esodo 3,7-12
Il suggerimento è di andare a leggere questo passo, metterlo in parallelo, lasciare che illumini, arricchisca il nostro testo. Il confronto ci aiuti a coglierne degli aspetti nascosti.
I due racconti presentano notevoli somiglianze.
In Esodo, Dio scende sulla terra, perché ha ascoltato il gemito di sofferenza del popolo reso schiavo dal Faraone, obbligato a produrre mattoni e costruire città.
Nell’episodio della torre di Babele, Dio scende a difesa degli uomini?
La sua azione fa emergere la scelta sbagliata che stanno compiendo: confondere il modo con cui raggiungere l’obiettivo di costruire una città vivibile, all’altezza della vita di tutti? Interviene per indicare il valore della diversità e della libertà che solo le differenze custodiscono, mentre essi sono incamminati sul terreno scivoloso dell’uniformità che porta alla distruttività e alla morte?
Dio si rivela alleato fedele dell’uomo, custode e depositario del suo desiderio di Vita.
In questa settimana abbiamo iniziato l’Avvento, il tempo che ci prepara alla celebrazione del Natale.
La tradizione ci ripresenta in Gesù l’immagine di Dio che scende sulla terra in piccolezza e in umiltà per indicarci la strada che conduce alla Vita. Alla luce dei testi, forse possiamo anche noi arricchire questa espressione di valore simbolico, della potenza del suo significato.
In questo nostro tempo in cui la scorciatoia dei populismi riemerge potente, il testo della torre di Babele ci illumina e ci ricorda che le scelte di negare la complessità, le differenze, l’alterità tra le persone e tra i popoli, diventano vicoli stretti senza via d’uscita, generatrici di schiavitù e sofferenza per tutti?
Per chi desidera approfondire gli spunti offerti, offriamo dei commenti che aiutano a coglierne la ricchezza e l’intensità interpretativa.
Per approfondire:
ANDRE WENIN, Da Adamo ad Abramo o l’errare dell’uomo, EDB, Bologna, 2008, pp.155-162
Invito alla preghiera:
CIÒ CHE CI RENDE UMANI
e ci dà la felicità
è vivere con i “piccoli”,
con la gente ordinaria,
con chi non ha voce né influenza in questo mondo.
Ciò che ci rende umani e ci riempie di stupore
è il continuo tornare al Vangelo
per riscoprire Gesù, “il figlio dell’uomo”, l’uomo per eccellenza.
Ciò che ci rende umani e ci riempie di speranza
è vivere tutto questo con dei fratelli
e camminare insieme:
questo ci sostiene e ci dà gioia.”
Piccoli fratelli di Gesù – Capitolo generale 2014
Dal libro preghiere di Ore Undici
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