da “L’altro atteso – le omelie del martire di Tibirine” di Christian De Chergè
28 maggio 1995 – VII domenica di Pasqua (238) – Testi: At 7,55-60; Ap 22,12-14.16-20; Gv 17,20-26
Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita. Oggi lo Spirito e la sposa (la Chiesa) si mettono d’accordo per dirci: «Vieni!». Quindi lo Spirito e la Sposa ci dicono «Vieni!». Ma a cosa? Vieni alla comunione, all’unità. E la strada è la preghiera di Gesù. Non quella che ha composto per noi su nostra domanda, ma quella che sgorga da lui davanti al Padre. Una preghiera che ci interessa e che ci interpella perché ci include. E cosa dice? Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te.
- La straordinaria unità di Gesù. È la vocazione di ogni uomo. Come nella lettura di stanotte: «C’era un uomo», cioè il giusto, diceva Origene. La vocazione del giusto è di essere uno, unificato. La sua preghiera consiste nel sollecitare tale unità: Tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome. Spesso ci sono in noi tanti esseri, tanti contrari! Siamo legione. Non c’è bisogno di essere schizofrenici per fare l’esperienza concreta degli “scismi” di cui siamo portatori. Il primo peccato contro l’unità è quello che attraversa noi stessi dalla testa ai piedi. Assomigliamo ai persecutori di Stefano che, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi.
Benedetto sa bene quale sia la prima parola verso l’unità interiore: «Ascolta!». Con lui ci troviamo di fronte a un essere straordinariamente unificato il quale, nell’ora della verità che per lui è l’ultima, potrà dire al Padre suo: «Voglio!». La sua preghiera è un atto di passione e di obbedienza capace di dire: «io». La preghiera è l’atto umano che ci fa esistere come io libero e amante di fronte al «tu» di Dio. Un io inalienabile che la morte non può toccare, poiché amare è vivere. La morte diventa preghiera e luogo di unità, in Gesù come in Stefano: Signore Gesù, accogli il mio spirito! L’amore del mio cuore umano può diventare amore di Dio per Dio: che tutti – e ciascuno – siano uno in questa maniera! - La straordinaria unità in Gesù. Questa preghiera ci fa coesistere in Gesù. Esistere insieme: perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro!
Una preghiera del genere, essendo unità tra Padre e Figlio, è accessibile a n plurale, garantito dallo Spirito. E una tavola aperta. E il nome accessibile a tutti -Padre- che ci contiene, uno spazio di fraternità universale da cui nessuno può essere escluso solo perché non lo vogliamo: Signore, non imputare loro questo peccato.
Per carità, non riduciamo la preghiera di Gesù soltanto all’unità dei cristiani! E mi viene in mente l’immagine di mia madre – oggi è la festa della mamma – che ha avuto la straordinaria idea di mettere nel suo libro di preghiera la foto di Sayyeh Attia, il nostro emiro di Natale. L’amore del mio cuore umano può davvero diventare amore di Dio per tutti gli uomini.
Ma per far questo occorre la distanza, il distacco di un’ascensione. La preghiera è un’attrazione – eleva -, per questo ci attira. E più si eleva, più vede la bontà nascosta nell’uomo e più partecipa con la compassione alla misericordia di Dio. Ed è ben altro che uno slogan elettorale, come nelle elezioni in Francia!
Jacques Rivière ha scritto: «Quaggiù, noi siamo come gente che cerca di ritrovare un nome antichissimo e
perduto».
Un nome che è nostro.
Un nome che ci include tutti.
Questo nome è dato, il che vuol dire che l’unità ci è data.
La preghiera di Gesù è esaudita. Sta a noi accorgercene sempre meglio, facendola nostra con un cuore unificato, aperto a tutti.
Preghiere
- Per la Chiesa, affinché sia davvero madre, vivendo ovunque il vangelo dell’unità tra tutti gli uomini
- Per i popoli della Bosnia, perché riescano ad ascoltarsi nelle loro differenze.
- Per le nostre madri, in questo giorno della loro festa, affinché nel tempo e nell’eternità esercitino sempre il loro incarico di riunire tutta la famiglia con un amore particolare per ciascuno.
- Per la nostra comunità, per la comunità che formiamo insieme ai nostri associati, ai vicini, ai cristiani di questo paese a macchia d’olio, affinché la fede nell’Unico c’insegni ad accogliere sempre meglio l’unità che lui vuole fra noi.