Qual è il primo pensiero che vi viene in mente quando ascoltate la parola “Dio”? Quando diciamo “Dio” siamo ben consapevoli di tentare una definizione di un’esperienza che riguarda l’indicibile, di un mistero che ci supera. Probabilmente ad ogni risposta che formuliamo possiamo dirci: No, Dio non è così! Tutte le volte che tentiamo di definirlo, vi mettiamo qualcosa di “umano”, rischiando di fare Dio a nostra immagine e somiglianza. È chiaro che dobbiamo purificare il nostro immaginario. Prendiamo per esempio il concetto di Provvidenza, così frequente nei nostri discorsi. Questo concetto va chiarito nel senso che Dio ha già “provveduto” a darci tutto il bene possibile. Questo Bene ci avvolge e ci precede in ogni circostanza. Sta a noi, di volta in volta, scoprirlo e accoglierlo nella nostra quotidianità. Ci può aiutare a rinforzare questa consapevolezza il guardarci attorno e ammirare tutte le bellezze di cui siamo circondati. Così pure, se ritorniamo con il pensiero al nostro passato, quante situazioni inedite e quante persone sconosciute hanno dato un contributo importante alla realizzazione della nostra vita serena e gratificante. Papa Francesco ci suggerisce di immaginare Dio come una carezza, come un gesto di profonda tenerezza che ci accompagna in ogni circostanza della nostra vita, anche se dolorosa, sgradita o difficile da accettare. Come cambierebbe la nostra esistenza se riuscissimo a far diventare nostro pensiero abituale questo modo di sentire Dio. Come si trasformerebbero in lode le nostre lamentose preghiere. È un cammino lungo, di affinamento della nostra spiritualità. In questo quaderno riportiamo alcune relazioni del convegno di Acireale, sul tema “Il Dio in cui non credo”. A Trevi, dal 23 al 27 agosto, ritorneremo a riflettere sulla tenerezza di Dio. In questo quaderno troverete anche un ricordo speciale di fratel Arturo Paoli, ricorrendo il 13 luglio l’anniversario della sua morte.
Buona lettura!