Papa Francesco, durante la visita alla Fao del 16 ottobre scorso, ha portato in dono una scultura di marmo di Carrara. L’opera raf- figura Aylan Kurdi, il piccolo profugo siriano annegato davanti alla spiaggia di Bodrun in Turchia. Un piccolo angelo piange accanto al pro- filo inerte del bambino. Questa immagine, che portiamo tutti negli occhi e nel cuore, ci riporta ai sentimenti di incredulità e di sgomento di fronte alla morte di quella fragile creatura.
Il fenomeno di milioni di migranti dal sud del mondo, è una realtà storica irreversibile. Sempre più le nostre città, i nostri quartieri, saranno popolati da “stranieri”.
Da giovane, negli anni Cinquanta, fui inviato a Paderborn, in Germania, per sostituire per qualche mese il sacerdote che si occupava degli emigrati. Erano tanti, a quel tempo, gli italiani che in Germania affrontavano duri turni di lavoro per inviare i guadagni alle famiglie rimaste in Italia. Potete immaginare quale campionario di sofferenza e di solitudine ho incontrato. Quei nostri fratelli vivevano in baracche con letti a castello e facevano lunghissimi turni di lavoro per guadagnare il più possibile. Ho assistito alla morte di uno di loro in ospedale. Poche ore dopo il decesso, la valigia con le sue povere cose fu gettata via.
Ripenso a questa storia per orientare i mei comportamenti di fronte a tante persone che la televisione ci mostra e che incontriamo per strada. Se ne parla con toni allarmanti, come se fossero “invasori”. In realtà ci portano una ricchezza culturale nuova che può essere un dono per tutti. Ci vuole uno spirito di accoglienza, di dono, di fraternità, di gratuità nell’aprire le nostre menti e poi le nostre porte a tante persone che affrontano il rischio della morte per sfuggire al disagio, alla sofferenza, alla povertà e alla fame. Quanta speranza e quanta fiducia ci deve essere in quei genitori che affidanoi loro figli, giovani e anche bambini, ai barconi diretti verso l’Europa?
Il sogno di Gesù era di creare un mondo di amici, dove la parola straniero fosse abolita. Tutti cittadini di un mondo da condividere e da amare. La storia e il vangelo oggi ci chiedono questo: un’ esperienza di nuova umanità.