Mi fa piacere iniziare il nuovo anno andando insieme con voi nel deserto. Anche se non conosco il volto di ognuno, sento che mensilmente mi seguite in questa breve lettera che apre il nostro quaderno. Sono tanti i significati che possiamo attribuire al deserto. Il deserto con la sua variabilità di paesaggi al soffio del vento, ci può ricordare la nostra società dove tutto cambia velocemente e dove l’esperienza della mancanza di certezze, di punti saldi di riferimento, fa emergere smarrimento, ansia e solitudine. Il deserto è il luogo del vuoto; tutti viviamo nella società del “troppo-pieno”, dove oggetti e cose cercano inutilmente di riempire e chiudere quello spazio che si rivela sempre più di un’altra natura. Il vuoto può creare angoscia, disorientamento, ma è anche l’ambito privilegiato che custodisce la dimensione mistica, quella della relazione col Mistero, il Bene grande che ci avvolge.
Il vuoto è paradossalmente lo spazio in cui possiamo ritrovare noi stessi, il nostro “desiderio”, rimettendo insieme i pezzi della nostra identità frantumata dal vivere quotidiano. È uno spazio privilegiato, particolare e personale, dove ritornare negli intervalli delle nostre fatiche per capire il senso di ciò che abbiamo vissuto e di ciò che ci aspetta. È anche il luogo della preghiera, dove ci intratteniamo con il “nostro” Dio e dove, a volte, sperimentiamo fino in fondo il suo silenzio. Il silenzio del deserto aiuta a scoprire le “finezze dell’amore”. Gesù, alla fine di giornate difficoltose, si rifugiava in luoghi silenziosi e deserti per riprendere il suo dialogo con il Padre e ritrovare nuovi significati da proporre nella sua predicazione. “L’amore è figlio del deserto” diceva Evagrio Pontico, un padre dei primi secoli del cristianesimo. Il luogo dove le ferite delle nostre relazioni possono guarire per ritrovare modalità nuove di incontrare gli altri. Prima di iniziare il nuovo anno regaliamoci uno spazio tutto per noi, per fare il punto di dove siamo e per pensare dove orientare i nostri passi nel futuro. Da anni, come Ore undici, siamo impegnati nella ricerca di una “crescita umana e spirituale per il quotidiano”. Le nostre riflessioni attorno ai processi della vita sono sintetizzate nel “semplicemente vivere” e nel “difficile Amore”. Con il convegno invernale diamo spazio e parola ad un altro filone: “il fragile credere e il silenzio di Dio”. Silenzio degli uomini nel parlare di Dio ma anche silenzio di Dio. Il deserto sarà il luogo dove stare con il silenzio di Dio. Auguri per il nuovo anno.
don Mario