In questo quaderno vi proponiamo una riflessione sul significato e il valore del tempo. Non è il tempo che segna l’età, ma la consapevolezza del proprio divenire. Spesso usiamo dire che ci manca il tempo, che lo rincorriamo, che ne siamo schiavi. Questa affermazione è vera. Abbiamo fatto del tempo quasi un’entità che ci sovrasta e ci determina. In realtà il tempo è una convenzione che gli uomini hanno inventato per gestire il trascorrere della vita. Il tempo dovrebbe esserne a servizio, ma in definitiva diventa l’ostacolo per non vivere fino in fondo l’esperienza del momento. Come uscire dal tempo per entrare nella vita e vivere fino in fondo ciò in cui siamo impegnati? Come interrompere, sospendere questo assillo che diventa una difesa dal vivere?
Tutti siamo stati formati all’idea che bisogna pregare e pregare molto. Andando avanti nell’età ci rendiamo conto della saggezza di questa affermazione anche in relazione alla dimensione del tempo. Abbiamo bisogno di interrompere, di uscire dal tempo per abbandonarci al non tempo, all’eternità. E da quest’angolo visuale guardare ciò che viviamo, ciò che desideriamo, ciò che amiamo. Pensate se riuscissimo, anche se è difficile, a ritornare alla nostra quotidianità lasciandoci completamente appassionare dalle cose a cui normalmente ci dedichiamo, con grande libertà e senza l’assillo del tempo. Quali profondità di riflessione, di esperienza intensa, ma soprattutto di relazione potremmo fare?
Il mistero del Bene che ci avvolge si arricchirà di nuove consapevolezze nella misura in cui impariamo a scorgere la continuità tra il Bene ricevuto, il Bene presente e il Bene inedito che aspetta di essere accolto. Auguriamoci quindi di saperci riappropriare della dimensione del tempo come qualcosa che ci appartiene, per poterlo gestire come una ricchezza preziosa che va spesa con intelligenza e oculatezza. Buon anno.
don Mario