Quasi tutti ci dichiaramo credenti in Dio. Ci siamo soffermati arie volte sulla domanda “in quale Dio crediamo”, oggi vorrei porre un altro interrogativo: “la fede in Dio che professiamo, che cosa cambia nella nostra vita?”. Certamente nei nostri comportamenti facciamo riferimento a un modello di moralità che abbiamo scelto e questo è già un primo livello di espressione del nostro credere. Ma qual è la qualità dell’umore, della serenità, dell’ottimismo del nostro quotidiano? Il pensiero che Dio ha donato al mondo tutto il bene possibile e ha avviato un processo di positività che nel tempo ognuno di noi deve far proprio, fa parte dei nostri pensieri e soprattutto del nostro sentire profondo? Se vi chiedessi di indicarmi delle persone che credono veramente in Dio quali nomi mi fareste e perché?
Questo quaderno vuole aiutarci a prendere consapevolezza del nostro ateismo quotidiano, che in qualche modo contraddice le nostre professioni di fede. Quali sono le cose che ci danno veramente e profondamente sicurezza? Lo possiamo sapere analizzando ciò che spinge le nostre attività quotidiane. Se il bisogno di possedere, di fare, di essere riconosciuti e approvati supera il livello necessario per realizzare la nostra identità, se l’attivismo, l’ansia, la preoccupazione del realizzare e del fare accompagna e disturba le nostre giornate e i nostri sogni, credo che sia giunto il momento di fermarci per donarci spazi di silenzio, pause di riflessione e di confronto con le persone che amiamo e delle quali ci fidiamo per riesaminare il senso vero della nostra vita.
La tranquillità e il tempo dilatato fanno riaffiorare dentro di noi la sete di essenzialità, di infinito, di relazioni di amore e di amicizia che sono l’essenza del vivere.
Di fronte alle catastrofi naturali, alla sofferenza, alla malattia delle persone care, al male, alla violenza, alle irrazionalità che incontriamo sulla nostra strada, torna sempre l’antica domanda “Dio dove sei?”. Certamente Dio è indimostrabile con la logica e la ragione, anzi spesso le ragioni del dubbio sembrano superare quelle della fede. In realtà solo i veri credenti in Dio possono farci incontrare Dio.
Ripenso spesso a Charles de Foucauld che non voleva mai parlare di Dio ma voleva portarlo e viverlo profondamente in ogni momento della sua vita. Solo la tenerezza, la misericordia, l’amore per la vita, di coloro che credono in Dio e avvolgono le situazioni di dolore della loro presenza e del loro dono silenzioso possono offrire una risposta. Chi ha il desiderio di incontrarlo lo deve cercare nelle persone che nascostamente tentano di fare l’esperienza di Lui nella propria vita. Solo lì possiamo trovare qualche elemento che può alimentare la nostra ricerca.
don Mario