Qualcuno ha affermato: “per conoscere gli uomini partite dal Dio in cui credono”. Questa espressione ci mette in crisi e ci pone fortemente la domanda su quale connessione vi è tra il Dio delle nostre chiese, delle nostre liturgie e i comportamenti e i sentimenti quotidiani.
In questo quaderno riportiamo la seconda parte delle relazioni del convegno di gennaio “Il Dio in cui non credo”. Sono gli interventi nei quali i relatori hanno cercato di delineare “il Dio in cui credere”.
Al di là dei discorsi dei teologi, molto utili, qual è l’esperienza che ognuno ha fatto e fa quotidianamente di Dio?
Il pensiero di Dio come ci aiuta a vivere la relazione con gli altri e le difficoltà che gli eventi ogni giorno ci presentano?
È una bella sfida che mette in discussione la nostra coerenza. Se vogliamo passare dal Dio fatto a nostra immagine al Dio che ci ha testimoniato Gesù vi è un lungo cammino da fare. È il cammino della consapevolezza e della maturità che farà crescere il nostro uomo interiore.
Nel nostro affannoso rotolamento quotidiano dovranno crescere i momenti di silenzio, di riflessione e di confronto se vogliamo arrivare a credere a un Dio di cui “non vergognarci”.
don Mario