Alle difficili domande: da che cosa salvarci? e chi può salvarci? è dedicato questo quaderno che riporta le relazioni di don Carlo Molari e Vito Mancuso nell’incontro di Roma. Vi offro alcune riflessioni introduttive.
Nelle problematiche della nostra vita spirituale e mentale, è utile tenere presente che tutte le volte in cui attribuiamo la causa del nostro disagio al di fuori di noi, vi è sempre anche dentro di noi qualcosa di inconsapevole che proiettiamo e assegniamo agli altri.
Mi domando che cosa ci sia in realtà dentro di noi da cui ci dobbiamo salvare. Credo che un aspetto importante da considerare sia il meccanismo di alienazione che ci porta quasi quotidianamente a estraniarci e a vivere una vita parallela e distante da noi stessi. Il meccanismo di alienazione ci è noto perché è la prima esperienza che noi facciamo venendo alla vita, all’inizio del nostro processo di crescita. Alienazione dall’etimologia latina, significa altro, cioè essere altro da noi stessi e l’alienato è qualcuno che non è più se stesso. Il bambino infatti è alienato nell’altro, rappresentato dai genitori e dal mondo circostante. La sua mente è abitata dalle parole, dalle immagini, dal desiderio del mondo che lo circonda. Questa situazione di con-fusione con il mondo circostante permette di perpetuare la situazione fetale sentendosi un tutt’uno con le persone che lo amano e da cui dipende. A questa modalità ritorniamo spesso anche da adulti, estraniandoci da noi stessi e vivendo una vita parallela e distante da noi stessi? Che succede alla vita, l’unica che ci è stata affidata, che dentro di noi aspetta di essere accolta e presa in considerazione? Qualcuno dice che la vita attende di essere sposata, cioè aspetta che noi stabiliamo con essa un’unione profonda.
È con la nostra vita, o se volete con il nostro desiderio, che dobbiamo rappacificarci tenendo lontano tutto ciò che ci frantuma e ci porta fuori da noi stessi. La consapevolezza e la coscienza di quanto viviamo nel momento è una delle esperienze che ci unifica e ci raccorda con la nostra ricchezza interiore.
Infelicemente spesso siamo portati a ritornare con il pensiero al passato o a sperare in una vita migliore nel futuro e l’opportunità di vivere completamente e totalmente il momento presente è un’esperienza che ci è difficile fare. Eppure solo lì possiamo trovare l’elemento aggregante in cui possiamo vivere il nostro monos, l’unicità di vita che le circostanze ci offrono.
Diciamo spesso che viviamo frantumati, ci sentiamo insoddisfatti e il tempo ci sfugge tra le mani. Il coraggio di interrompere questo meccanismo diabolico, che già nell’etimologia ci dice tutta la sofferenza della divisione, potrebbe offrirci quel senso di serena unificazione che ci permetterebbe di navigare nella vita nonostante le tempeste.
Sono tanti i passi biblici e le parole di Gesù che ci parlano della necessità di cercare ciò che è prioritario e importante rispetto a tutte le altre cose. Questa perla preziosa per cui vale la pena abbandonare ogni cosa per possederla, è a portata di mano, dentro di noi.
Riprenderò queste riflessioni nell’inserto finale.
don Mario