Sforzatevi di entrare per la porta stretta. Gesù non allarga la porta dell’amore tanto da non significare più nulla. Non ne fa una su misura, perché Lui è la misura, la porta. […] È una porta stretta per le passioni tristi e epidermiche della nostra generazione. La porta della gratuità è stretta in un mondo dove decide la convenienza individuale o di gruppo, ma dopo scopri la libertà dell’amore. La porta del perdono è stretta all’inizio, ma poi apre a ritrovare se stessi e il fratello. La porta è stretta per chi pensa di provarne infinite senza imparare mai ad amare per davvero. […] L’esistenza di una porta e per di più stretta infastidisce uomini come noi, allettati dal facile e dal rapido, convinti di avere diritto a tutto senza sacrificio, perdendosi davanti alle prime difficoltà.
Gesù per primo passerà per la porta stretta del non salvare se stesso, di bere il calice e di amare fino alla fine. È la porta che passa chi ama, chi ha una passione per cui «l’istante non è più banalità», per chi non vuole «vivere inutilmente», come diceva Giussani. La passano i piccoli, i peccatori, i mendicanti della vita, i sognatori che non si arrendono al vuoto dell’amore e alla depressione escatologica, cioè al vivere senza speranza. È la porta che si apre a quanti si mettono in cammino da oriente e occidente, non pensano di essere loro al centro e cercano Gesù e il suo prossimo.
La porta è all’inizio stretta ma poi diventa incredibilmente larga, si apre all’infinito, tanto da raggiungere il mondo intero, da farci entrare nel regno dei cieli, cioè nella felicità con tutti. Entriamo per questa porta quando condividiamo nella carità quello che abbiamo con chi non lo ha; quando liberiamo qualcuno dalla tortura della solitudine, quando rendiamo amato il soffio della vita accompagnandolo dal suo inizio fino alla sua fine, quando invitiamo a pranzo chi non può restituircelo.
La porta larga diventa, invece, terribilmente stretta, perché riduce tutto all’io! Il mondo e la Chiesa hanno bisogno della passione irriducibile e forte per l’umano, piena di Cristo e che riconosce in questo il desiderio di Dio. […] «Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio». Dio sia benedetto e sia benedetta questa nostra vita, da spendere, questa casa da costruire e amare con tutti noi stessi, questo mondo drammatico, pieno di sofferenza e di morte, di spreco e povertà, per cui avere la compassione di Gesù.
tratto dall’omelia del card. Matteo Zuppi del 21 agosto 2022 al Meeting di Rimini