Omelia di don Mario
La preoccupazione che aveva Gesù è che diventassimo amici di Colui che il Padre ha mandato sulla terra.
Una sola cosa importava a Gesù, che nel nostro cuore, nella nostra vita, noi avessimo la sola preoccupazione di essere amici dell’unico vero Amico, dell’unico vero Esistente, dell’unica vera Realtà che poteva guidare la vita degli uomini e degli avvenimenti della vita e della storia.
Se voi ci pensate qual è la cosa più importante se non quella di essere i figlioli di questo Dio che è venuto sulla terra per dirci la grandezza del suo amore per l’uomo. La realtà vera è quella che noi siamo i figli del Padre, figli unici di questo Dio che ci precede nel nostro cammino.
Così comincia l’avventura del Signore, quest’avventura che lo porterà ad un unico obiettivo: che gli uomini fra di loro si volessero bene e che il Figlio dell’uomo sia in mezzo a noi, che Gesù sia veramente in mezzo agli uomini.
XXXIII Domenica del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13, 24-32)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».