Omelia di don Mario
La vita che noi viviamo ogni giorno ci viene da Dio ed è la stessa vita che vive il Padre, che vive il Figlio e che vive lo Spirito Santo. Questa stessa vita è stata data ad ogni uomo. Le caratteristiche di questa realtà sono una profonda comunione nella diversità.
Sentiamo che quello che passa nel nostro animo sono sentimenti di fraternità verso ogni uomo? Sentiamo che l’altro ci appartiene e noi gli apparteniamo perché abbiamo in comune questa vita che ci è stata data da Dio?
Se pensiamo al nostro prossimo più prossimo: abbiamo la consapevolezza che chi ci sta accanto ha la stessa ricchezza, lo stesso dono della vita che mi è stata data? e questa ricchezza è diversa in ogni persona, ed è una ricchezza che ci è stata data per gli altri, per esprimerla, per fare il bene, per realizzare una fecondità di vita per l’altro?
E come io accetto l’altro nella sua diversità? Pensiamo ad aiutare l’altro ad esprimere quello che porta dentro? Riconosciamo quella ricchezza particolare che solo noi possiamo esprimere?
La vita di Dio è questo splendore di cui abbiamo sentito parlare oggi nel vangelo. E’ lo splendore della comunione, dell’ unione nella diversità, nel rispetto reciproco. Splendore di ricchezza che non contrappone ma unisce, mette insieme.
Amici miei questo è quello che ci ha dato da annunciare il Signore: la vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questo è l’unico impegno che abbiamo. Prima di tutto per noi, per la nostra identità. Nel momento in cui ci arricchiamo della ricchezza che portiamo dentro, nel momento in cui godiamo della bellezza che ci è stata data, scopriamo la ricchezza nostra e dei nostri fratelli. Questo è il compito principale che noi dobbiamo seguire.
Siamo a servizio della vita del Signore, siamo a servizio della gioia perché solo da questa vita ci deve venire la gioia. E questo discorso vale per la comunità, vale per la coppia, vale per il lavoro, vale anche per la vita politica.
Ti ringraziamo Signore per averci rivelata la tua vita.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-18)
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Parola del Signore