di Filippo Rizzi su Avvenire di martedì 3 novembre 2020
Fu protagonista della «Primavera di Palermo». Fedele al Vaticano II, amico di Paolo VI. «Grato di aver potuto celebrare Messa ogni giorno della vita»
Gesuita per vocazione, politologo per professione. Ma soprattutto un contemplativo che da giovanissimo aveva accarezzato l’idea di farsi carmelitano o francescano prima di sentirsi chiamato a entrare nella Compagnia di Gesù nel lontano 1946. È la storia singolare di padre Bartolomeo Sorge, classe 1929 (era nato all’Isola d’Elba ma di origini siciliane per parte di padre), storico direttore de La Civiltà Cattolica (1973-1985) poi guida carismatica dell’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe a Palermo (1985-1996) e chiamato a Milano a dirigere riviste come Popoli (1999-2005) e Aggiornamenti Sociali (1997-2009). Il gesuita si è spento lunedì mattina 2 novembre dopo la colazione all’Aloisianum di Gallarate, in provincia di Varese. Un luogo che al sorridente prete ignaziano – additato a torto o a ragione dai media come un «sacerdote politico» – rievocava gli anni della sua giovanile formazione filosofica ma che considerava, da quando vi era stato destinato dai superiori nel 2016, come l’ultima «sala d’aspetto», proprio come era capitato nel 2012 al suo illustre confratello, il cardinale Carlo Maria Martini.
È rimasto lucido sino alla fine ed era profonda la sua devozione mariana, legatissimo all’icona Mater Divinae Gratiae (il cui affresco originale si trova a Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore) la cui copia cinquecentesca è presente proprio nell’infermeria dell’Aloisianum.
I confratelli raccontano che «si sentiva pronto a congedarsi dalla vita terrena ed era soprattutto contento che, da quando era stato ordinato sacerdote nel 1958, aveva avuto dal Signore un dono speciale: l’aver potuto celebrare, ogni giorno, l’Eucaristia».
Padre Sorge aveva il dono della parola e la capacità del grande oratore nei dibattiti grazie anche alla sua preparazione nel campo della Dottrina sociale della Chiesa: si era laureato, tra l’altro, in teologia nell’Università dei gesuiti di Comillas. Sarà proprio nel 1966 il gesuita Roberto Tucci, perito al Vaticano II e futuro cardinale («Da cui imparai – fu la confidenza a chi scrive – l’importanza di leggere i giornali, anche quelli internazionali») a chiamare il promettente gesuita a far parte del collegio degli scrittori de La Civiltà Cattolica, di cui sarà direttore dal 1973 al 1985.
Sono questi gli anni in cui Sorge si scoprirà «alfiere del magistero montiniano»: fu infatti uno dei collaboratori per la stesura definitiva della Lettera apostolica Octogesima adveniens (1971). E un ruolo centrale sarà giocato da Sorge nella preparazione del primo Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana nel 1976 su «Evangelizzazione e promozione umana».
In quegli anni romani intrattenne rapporti con grandi personaggi della Chiesa del tempo: oltre che con l’amato Paolo VI (di cui anche nella sua semplice “cella” di Gallarate conserverà molte lettere autografe), con il segretario generale della Cei il vescovo Enrico Bartoletti o con i cardinali Antonio Poma e Ugo Poletti (che lo nominerà esorcista per la diocesi di Roma), ad Albino Luciani (che da patriarca di Venezia lo sceglierà come predicatore di Esercizi Spirituali nella diocesi lagunare e a cui indirizzerà una delle sue ultime lettere appena eletto Papa) fino a Salvatore Pappalardo.
Padre Sorge partecipa – «sono uno degli ultimi sopravvissuti» amava ripetere – alla XXXII Congregazione generale della Compagnia di Gesù (1974): l’assise voluta dall’allora preposito Pedro Arrupe, dove erano presenti anche Jorge Mario Bergoglio e Carlo Maria Martini, che porterà i gesuiti a recepire in forma organica gli insegnamenti del Vaticano II.
Ma è con il 1985, dopo 25 anni di presenza a La Civiltà Cattolica, che si ha la “discesa” a Palermo che cambierà la vita di Sorge: accanto al confratello Ennio Pintacuda sarà uno degli animatori in chiave di impegno sociale per un riscatto etico e non solo della città e della Sicilia dal fenomeno delle mafie.
La sua intelligenza lo portava anche ad avere una certa vis polemica e a non risparmiare critiche frutto del suo personale punto di vista e della sua storia. Così è accaduto che padre Sorge abbia espresso perplessità su alcuni tratti del pontificato di Giovanni Paolo II e su alcune impostazioni di fondo o scelte del Papa ora santo. E, dopo il suo ruolo di primo piano avuto nel primo Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana nel 1976, ha manifestato a più riprese riserve sulla Cei e sui percorsi proposti dall’episcopato italiano non rinunciando anche a toni accesi.
Uomo del Novecento padre Sorge aveva il dono particolare della preghiera e della contemplazione di fronte al tabernacolo. I funerali si terranno martedì 3 novembre alle 10.45 nella cappella interna all’Aloisianum.
“Appresa la triste notizia della morte di padre Bartolomeo Sorge, partecipiamo con profondo cordoglio al lutto di quanti lo conobbero e lo amarono. Ci uniamo al dolore della comunità della Compagnia di Gesù che piange la scomparsa di un figlio illustre e, insieme, ricordiamo con gratitudine la sua generosa testimonianza. Interprete del Concilio Vaticano II, ha vissuto con profondità e fino all’ultimo l’amore per l’umanità nel solco della Gaudium et Spes”. Lo scrive il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, nel messaggio di cordoglio per la morte di padre Bartolomeo Sorge inviato a padre Arturo Sosa Abascal, preposito generale della Compagnia di Gesù.
“Il suo impegno e la sua passione hanno contribuito a far respirare la gioia del Vangelo – prosegue mons. Russo -. Nella società italiana ha portato un valido apporto, in stagioni non facili, con una riflessione e un’elaborazione sociale, culturale e politica di grande valore e spessore. La Chiesa che è in Italia gli è grata”. Infine, una preghiera “per l’anima di questo nostro fratello defunto, mentre lo affidiamo alla misericordia del Padre”.