di José María Castillo – pubblicato il 7.1.2021 nel Blog dell’Autore (www.religiondigital.com) – Traduzione a cura di Lorenzo Tommaselli
È evidente che stiamo sopportando una delle situazioni più difficili che possa ricordare nella mia vita. E ho già molti anni. La salute mondiale seriamente minacciata. L’economia insicura e un futuro sovraccarico di domande senza risposta. La politica diventa ridicola di fronte alla confusione di dittatori che sembrano pagliacci. Tutto questo ha una via d’uscita?
Certo che ce l’ha. L’umanità e la bontà sono più forti e più potenti di tutti i poteri che ci minacciano. E lo ripeto con insistenza: la soluzione si basa solo su due pilastri fondamentali: l’umanità e la bontà. E non dimentichiamoci che questi due pilastri (essere più umani ed essere più buoni) li abbiamo tutti a portata di mano. Basta volerlo. Basta prenderli sul serio. E lo ripeto con insistenza: se vogliamo, lo possiamo.
Ma tutto questo non è un’ingenuità? Se ci limitiamo a ciò che dà la condizione umana, è un’enorme e volgare ingenuità che non serve a nulla. Per questo, per il fatto che la condizione umana non dà ciò di cui abbiamo bisogno per prendere sul serio e mettere in pratica l’umanità e la bontà, per questo insisto che c’è una fonte inesauribile, che ci porta e ci fornisce tutta l’umanità e tutta la bontà di cui abbiamo tanto bisogno.
Ma dov’è questa «fonte inesauribile di umanità e di bontà»? Se ci limitiamo a ciò che dà la condizione umana, non scampiamo dal precipizio dove siamo, sull’orlo del naufragio minaccioso al quale siamo sospesi davanti all’abisso. Allora, dov’è la soluzione?
Lo dico chiaramente e con fermezza. La soluzione non è nelle convinzioni religiose. Perché, come è ben dimostrato, «non ci si deve più fidare dell’esperienza religiosa di tutti noi» (Thomas Ruster). Il fallito presidente Trump si è presentato davanti al mondo intero con la Bibbia in mano. É stato un ipocrita e un imbroglione? Non lo so. Ammetto anche che possa essere un «soggetto religioso», visto che tanti «religiosi» sono passati per questo mondo pensando e dicendo che bruciare un «eretico» o uccidere l’«infedele saraceno» non era commettere un «omicidio», ma eseguire un «malicidio» (San Bernardo). E si sa che non mi sto inventando nulla. Non sto esagerando. Né sto perdendo il senso della misura. Pochi giorni fa papa Francesco ha detto che lo Stato della Città del Vaticano è uno degli spazi dove c’è la corruzione.
Allora, dov’è la soluzione? Ogni giorno lo vedo sempre più chiaro. La soluzione è nel Vangelo. E lo voglio dire, prima di tutto, con chiarezza e fermezza: il Vangelo non è la Religione. Se ci atteniamo a ciò che dicono i Vangeli, la Religione ha ucciso Gesù. Cioè, la Religione dei sacerdoti e del tempio si è resa conto che era incompatibile con Gesù (Gv 11, 47-53). Per questo lo ha condannato a morte. E non si è fermata finché non l’ha visto giustiziato sulla croce.
La religione è «potere». Un potere che arriva fino a dove nessun altro potere al mondo può arrivare. Perché governa anche nell’intimità della coscienza. E ti detta anche cosa devi pensare e persino cosa non devi desiderare. Al contrario, il Vangelo è «servizio». Un servizio che si compie e si vive quando condividiamo la nostra vita con gli ultimi, con i più piccoli, con coloro che se la passano male nella vita: lavando i piedi agli altri, amando anche i nemici, essendo sempre luce ed esempio, qualunque religione pratichino gli altri.
Per questo, come il «potere» del forte è incompatibile con il «servizio» del debole, così la Religione, che rappresenta Dio come le conviene, è incompatibile con il Vangelo, che si comprende e si mette in pratica nel modo in cui lo richiedono le privazioni, le sofferenze ed i desideri ragionevoli di coloro che hanno la peggio in questo mondo.
E finisco con la cosa più preoccupante: l’errore più grande della Chiesa è stato quello di fondere e confondere la Religione con il Vangelo. Di modo che, come sappiamo, nella liturgia della Chiesa il Vangelo viene letto come una componente o una (piccola) parte della Religione. E così, la conseguenza è stata vivere in una contraddizione continua, che si traduce e si concretizza in mille contraddizioni. L’umiltà dei piccoli e degli infelici è lodata e raccomandata a partire dalla solenne grandezza delle nostre cattedrali. Si esorta a vivere vicino ai poveri a partire dai palazzi nei quali vivono i vescovi. Il distacco dalla ricchezza e dal denaro è consigliato effettuando migliaia di registrazioni di grandi monumenti, proprietà, possedimenti e tanti altri beni che non conosciamo. Si predica la libertà dei credenti tacendo di fronte agli abusi sociali e politici, per non essere indiscreti davanti ai politici o davanti alle grandi fortune. Si predica la “purezza” degli eterosessuali mentre vengono abusati minori innocenti, che sono distrutti nella loro intimità per il resto della loro vita. E così via, fino ad una lista infinita di uomini ambiziosi con le loro ambizioni ben celate, che ingannano se stessi per poter (senza rendersi conto di quello che fanno) ingannare coloro che comandano e salire i gradini che restano loro da salire, per raggiungere il più alto livello possibile.
Tutto questo non è cattiveria. È un inganno. Perché sono convinti che il fattore determinante e decisivo nella vita sia il potere. Quando sappiamo molto bene che il Potere Assoluto di Dio si è spogliato del suo rango, è diventato uno schiavo di tutti, ha iniziato a vivere in una stalla, tra immondizia e letame, per finire i suoi giorni come nessuno vuole finirli, appeso a un legno “accettando la funzione più bassa che una società può assegnare” (Gerd Theissen).
Questa è una pazzia? E non è una pazzia più grande il mondo squilibrato che abbiamo?